lunedì 31 dicembre 2012

Buon anno, socialite!



Ci sono stati biglietti del treno da comprare, valigie da preparare, regali da incartare e da scartare, bigliettini da scrivere.
Ci sono stati abbondanti pranzi e cene, dolci e panettoni, amici da salutare e abbracciare.
E poi ci sono stati loro: i parenti. Tanti, tantissimi, infinitesimali, tutti così sorprendentemente diversi tra loro. Tutti entusiasti e impazienti di vedere lui, il bebito.
Ci sono stati zii, nonni, cugini (miei) e poi zii, nonni, cugini (suoi) e poi prozii, cugini di secondo e forse terzo grado. Ci sono state case da visitare: alcune calde, caldissime, altre fredde, freddissime, alcune degne del miglior Bauhaus altre che ci hanno catapultati direttamente negli anni ’40. Ci siamo sentiti dei venditori porta a porta o degli assidui bevitori di caffè.
Ci sono stati viaggi in treno e in auto, sballottamenti di qua e poi di là.
C’è stato anche un mio ritorno alle origini: niente computer, né cellulare per ben otto giorni. Non per scelta, ovviamente. Nel trambusto della preparazione dei bagagli ho pensato bene di lasciare il telefonino sul tavolo della cucina. Forse una dimenticanza freudiana. Approfitto comunque per scusarmi con parenti e amici che ci hanno visti apparire, scomparire, riapparire o che non ci hanno visiti mai. Ma credetemi, più di così non era fisicamente possibile, nell’era del non-teletrasporto.
E in tutto ciò c’è stato lui: il bebito. Povera creatura, penserete voi, portato in tutti i luoghi possibili, trascinato di casa in casa senza tregua, chissà quanto si sarà stancato.

venerdì 21 dicembre 2012

Il nido nel bosco e lo zoo


mandala di Kath Klein

Di recente ho incontrato un'altra giovane mamma, una che vive qui nel quartiere Murifeld e che ha un bambino di poco più grande del bebito. Mi racconta spensierata che il suo bimbo ha trovato un posto alla "famosa" Waldkita. Che sarà mai questa "Waldkita", direte voi.

In pratica si tratta di un asilo nido nel bosco. Che c'è di strano? niente, solo che l'asilo nido è il bosco. O meglio il bosco è l'ambiente nel quale i bimbi passano le loro giornate, l'ambiente nel quale mangiano, giocano, fanno esperienza. In pratica i bimbi della "Waldkita" sono sempre fuori, con qualsiasi tempo e non hanno giocattoli convenzionali, giocano con quello che la natura gli offre.

giovedì 13 dicembre 2012

Tagesmutter addio

No tanto per mettere i puntini sulle i. E tanto per annunciare ufficialmente che lo scorso mercoledì ho detto addio alla Tagesmutter. Definitivamente.
Anche perché giunta a casa sua mi dice tutta candida "è da stamattina alle nove che piange, ma la responsabile mi ha detto di lasciarlo piangere che così impara".
Testuali parole.
E così all'improvviso mi sono detta "Rosi, ma che cazzo stai facendo?".
E i pensieri hanno finalmente trovato un ordine nella mia testa. Mi sono presa il mio bebito lacrimante e me lo sono portato a casa.

E non pensate che la colpa sia mia, o del bebito, se la cosa non ha funzionato. Ci ho pensato anch'io a colpevolizzarci. Ma poi sono giunta ad un'importante conclusione.
Annuncio ufficialmente a chi non ha bambini, a chi ha deciso di tenere un po' di bambini a casa tanto per guadagnare qualcosa, a chi ha avuto bambini circa quarant'anni fa e a chi vede i bambini come degli strani nanetti: fare la mamma è un mestiere difficile. Bella scoperta. E i bambini non sono dei simpatici esserini che puoi mettere lì su un tappetone con due o tre giochini pretendendo che si divertano da soli. Vi annuncio che non funziona proprio così. E vi annuncio anche che un neonato di sei mesi, che è per la prima volta lontano dalla mamma, non farà il "bravo" per quattro ore filate, standosene lì sul suo tappetone. Avere di queste pretese è un tantino fantascientifico, come è fantascientifico pretendere che un bambino di due anni se ne stia tranquillo, tranquillo senza toccacciare tutte quello che trova e che un bambino di tre anni se ne stia composto e zitto a tavola finendo tutto quello che ha nel piatto. Oddio forse esistono dei bambini così, ma vi avverto che sono molto rari. O forse sono stati ammaestrati a dovere.
Comunque...nei momenti di difficoltà, gli amici sono un po' come una famiglia. E quindi grazie ad un'amica, il bebito è in buone mani almeno fino alle vacanze di Natale. Grazie!
Ed ora siamo alla ricerca di una Tata. Ci costa una po', naturalmente. Ma la vita è fatta di priorità, l'ottimismo è il profumo della vita e non ci sono più le mezze stagioni.
Infatti qui nevica da giorni e giorni, io ho appena iniziato a lavorare e non vedo l'ora di fare vacanza. E vabbé.



mercoledì 5 dicembre 2012

Alla ricerca del lato positivo

Ed eccomi qui, che in teoria dovrei essere al lavoro ma in pratica non lo sono. Sono in attesa di non ricevere telefonate, almeno per stamattina. Perché di questi tempi il telefono è diventato il mio peggior aminemico. Telefonate, SMS, ritelefonate e poi spiegazioni e rispiegazioni. Cioè in pratica non faccio altro che telefonare. Ah sì e prendermi male, faccio anche quello.
In pratica sono riuscita a posticipare di una settimana il mio rientro al lavoro. Vista la situazione, iniziare ieri non mi sembrava proprio possibile.
E così dopo un fine settimana di arrovellamenti e di telefonate (con la Tagesmutter, la responsabile della Tagesmutter, il mio collega, la mia collega, la mia capa, mia zia, le amiche e chi più ne ha...) la mia sostituta (incinta di 7 mesi, perché a quanto pare siamo l'angolo della fertilità) mi sostituisce ancora per qualche giorno (santa subito!), nella speranza che le cose possano andare meglio. Per chi non avesse seguito la vicenda ho qualche problema di affidamento del bebito (che in pratica non riesce più a stare con la sua mamma-diurna).

venerdì 30 novembre 2012

Stiamo calmi che va tutto bene

Venditti cantava: "e quando pensi che sia finita è proprio allora che comincia la salita...che fantaaaaastica storia è la vita". Mi ritrovo perfettamente d'accordo con il testo citato della canzone. Tranne che per l'ultima parte, perché qui di fantastico non c'è proprio niente.
Cosa sarà mai successo? Dunque, dunque per fare una citazione da scuole medie diciamo che se la fotuna è cieca la sfiga ci vede benissimo (cit. di Lupo Alberto).
In pratica lunedì inizio a lavorare e già di per sé questa è una piccola fonte di stress nella mia neovita da neomamma. Una neomamma è di solito parzialmente sollevata da questa preoccupazione, se sa che il suo bebé è tranquillo e in buone mani durante la sua assenza. 
Io mi assenterò dal bebito per quattro ore al giorno; fino a qualche giorno fa avevo trovato la giusta soluzione: la tagesmutter dalle 08.00 alle 12.00. Wow.

mercoledì 21 novembre 2012

L'angolo della poesia: Bambino

Poster di Sabina Oberholzer e Renato Tagli, Cevio

Bambino 

di Alda Merini   

Bambino, se trovi l'aquilone della tua fantasia
legalo con l'intelligenza del cuore.
Vedrai sorgere giardini incantati
e tua madre diventerà una pianta
che ti coprirà con le sue foglie.
Fa delle tue mani due bianche colombe
che portino la pace ovunque
e l'ordine delle cose.
Ma prima di imparare a scrivere
guardati nell'acqua del sentimento.

venerdì 16 novembre 2012

Momò


Cambiare casa porta un grande bagaglio di cose nuove, porta con sé la consapevolezza di un nuovo inizio, nuovi ricordi tutti da costruire. Si sa, i ricordi si legano spesso ai luoghi.
Lasciare una casa dove si ha vissuto per anni, in maniera anche intensa, porta con sé la voglia di fare il bilancio di quei ricordi. E se c'è una cosa della vecchia casa che voglio ricordare, questa si chiama Momò.
Momò è il nome di un gatto, del nostro gatto.
Il giorno in cui abbiamo traslocato nella vecchia casa ci siamo detti: qui manca un gatto.
E mi ricordo benissimo quando andammo a prendere Momò. La mamma del nostro micio aveva scelto di farlo nascere in una casa-cascina a Mendrisio, abitata da una signora anziana tipo gattara dei Simpson (e di conseguenza da un numero innumerevole di gatti), da suo marito e dal loro cane un po' pulcione. La casa era una di quelle tipiche ticinesi, rurali e incasinate, in una Mendrisio lontana lontana dall'autostrada, dal casinò e dai centri commerciali. Una cascina di una Mendrisio che ormai non esiste quasi più. Va da sé che Momò non poteva che chiamarsi Momò (giusto per intenderci, in Ticino "Momò" significa "di Mendrisio").
Mi ricordo che quando entrammo nella cascina ci venne offerto un bicchierino di grappa e ci venne presentato il micio in questione (la micia, a detta loro).
Quando lo portammo via la signora un po' gattara piangeva, nonostante i suoi cento gatti.

martedì 13 novembre 2012

Ricetta: La torta di zucca

Ebbene sì, sto per scrivere una ricetta. Lo so che fa tanto casalinga, ma quando una cosa mi viene bene ho il piacere di condividerla. E chi mi conosce sa che avendo un compagno "cuoco" la cucina mi è praticamente preclusa (e non mi lamento, eh!). C'è quindi da dire che ogni tanto mi sfogo sui dolci. E questo credetemi è una bomba! E' una bomba anche perché risponde alle caratteristiche base di un buon dolce: gustoso, semplice da fare e con ingredienti caserecci e di stagione. Ed è un dolce con la zucca, verdurona simpatica ma non sempre di facile impiego (almeno per me!).

Quindi ecco a voi la torta di zucca.

sabato 10 novembre 2012

L'aggeggio

Il momento della nanna è una sorta di lato oscuro della maternità. Almeno per me.
Da quando il bebito è venuto al mondo ha sempre avuto qualche problemino con gli addormentamenti. Niente di grave, per carità, ma sta di fatto che ho passato più di una serata a cercare di farlo dormire, tendenzialmente a colpi di tetta. E va da sé che le mie serate sono sempre state piuttosto impegnative.
C'è da dire che il co-sleeping (il dormire con il bambino) è un'ottima soluzione notturna, ma non sono il tipo che va a dormire alle nove. Quindi il progetto è "verso le nove, visto che sei visibilmente stanco ti metto a letto, e io vado di là con il papà /con gli amici/a guardare un film/a finire di cenare". Bene, questa è la teoria. La pratica è che il tutto si svolge in svariati round: primo round tetta a gogo, secondo round tetta e ti cullo un po', terzo round abbracci forti, forti, quarto round tetta e vengo a letto anch'io.
Poi ad un certo punto è arrivato lui: l'aggeggio.

mercoledì 7 novembre 2012

Questo bimbo a chi lo do?


Facciamo un po' il punto della situazione. Ormai il bebito ha quasi 5 mesi e mezzo e ormai la mia pausa maternità sta per finire. Così, da qualche tempo a questa parte, è iniziata in me la piccola odissea privata del "dove metto il mio bambino" e del "potrò mai tornare al lavoro tranquilla".
C'è da dire che nella civilissima Svizzera il congedo di maternità dura 14 settimane, retribuite all'80% del salario. Detto in soldoni 14 settimane sono tre mesi e mezzo. E detto tra di noi, tornare al lavoro con una creatura di tre mesi e mezzo che ti aspetta a casa è roba dell'altro mondo.

sabato 27 ottobre 2012

La crisi del portare

Portare il proprio bambino in una fascia portabebé è la cosa più bella che ci possa essere. Ok, forse sto esagerando. Però è una cosa talmente bella e, diciamo la verità, talmente pratica che faccio fatica a capire come possa esistere maternità senza il portare.
Ho portato il bebito in fascia praticamente da quando è nato. All'inizio lo ammetto è stato difficile: la fascia lunga (e per lunga s'intendono circa 5 metri di tessuto) non è che sia proprio gestibile, e ci sono volute parecchie settimane di assestamento. E sempre all'inizio ci sono dei momenti in cui ti vien da dire "ma cosa lo faccio a fare": quando la legatura non ti viene bene, quando dopo 10 minuti ti ritrovi il bebé alle ginocchia o con la testa tutta da un lato, quando non riesci proprio ad infilarcelo e tu devi uscire, quando non sai come vestirlo e hai paura che abbia caldo, quando fuori ci sono trenta gradi. Eppure abbiamo superato tutti gli scogli (e per abbiamo intendo io e il papà, per il bebito è stato amore dal primo istante, senza scogli da superare).

sabato 13 ottobre 2012

I soldatini


Il trasloco è fatto e io sono di nuovo in rete. Ci sarebbero tanti post arretrati che aspettano di essere conclusi. Ora però devo proprio scrivere questo.
Mi è capitato recentemente di sentire una conversazione sul tram:
  • Signora, come stanno i suoi nipoti?
  • Bene, bene, vedesse come sono obbedienti. Basta che la mamma faccia un “cip” e loro scattano! Come sono bravi
E di recente mi è capitato anche di riflettere sul mondo in cui viviamo o meglio sulla società in cui viviamo.
Che fine ha fatto il nostro senso critico? Che fine ha fatto la nostra capacità di fare delle domande?
Ogni giorno la nostra società progredisce, nella sua frenesia consumistica. Ogni giorno che passa poteri molto più grandi di noi, prendono delle decisioni che ci riguardano da vicino, che cambieranno inesorabilmente il nostro quotidiano. E noi? Noi non ce ne accorgiamo, o meglio facciamo finta di non accorgercene. Facciamo finta di non sapere che in fondo viviamo in un sistema economico ormai totalmente schizofrenico, dove per il benessere di alcuni siamo pronti a sacrificare molto altro. A sacrificare e a sacrificarci. E allo stesso tempo facciamo finta (oppure proprio non ci accorgiamo) di non vedere che questo sistema non potrà funzionare a lungo, che presto le risorse finiranno, che presto tutti gli abitanti della terra vorranno consumare: vorranno il telefonino, la televisione, la macchina. E che non ce ne sarà per tutti.
Il potere, che sta ben sopra di noi, decide cosa, come e perché farlo. E spesso ci rendiamo conto che siamo totalmente all'oscuro di quello che succede veramente, nelle stanze dei bottoni, come se noi , considerati proprio come “bambini”, fossimo troppo stupidi per capire. O forse è meglio non farci capire. Forse è meglio farci credere di poter fare ogni cosa, farci credere di essere liberi.
Infatti siamo liberi. La libertà è la grande bandiera sventolata dal potere. Siamo liberi di fare più o meno tutto. Soprattutto siamo liberi di comprare. Siamo liberi di lavorare, di fare spesso lavori che non ci piacciono, che ci annoiano, che ci stufano che ci succhiano la vita. Eh già, però bisogna lavorare, sempre di più, sempre più a lungo. Bisogna, perché altrimenti non possiamo pagare l'affitto, il cibo, le tasse, le cose. Eh già, le cose. Quanto del nostro gruzzolo se ne va via in cose? Cose magari che non ci servono a niente, ma che servono a compensare il tempo perduto nel lavoro. Che servono a farci sentire di avere ottenuto qualcosa, di essere liberi. Cose che in qualche modo pretendono di farci felici. Però cara grazia che lo abbiamo, il lavoro, perché con questa crisi...
E poi ad un certo punto uno si chiede. Ma com'è che siamo finiti in questa situazione? Chi e perché ha fatto del soldo il nostro nuovo dio?
Ok adesso la smetto. Forse ho un po' perso la bussola in mezzo al trasloco. Ma provate davvero per un momento a farvi una di queste domande. Sembrano domandine un po' banali. Ma vi assicuro che le risposte saranno tutt'altro che ovvie. Anzi, finirete per scervellarvi e per trovare solo risposte parziali e frammentarie.
Eppure ci fidiamo, convinti (forse non troppo) che il potere farà il nostro bene. E che se tutto è sempre andato avanti così, allora è giusto così.
In fondo eravamo bambini obbedienti e siamo diventati adulti obbedienti. Abbiamo imparato presto a non farci troppe domande, a stare composti e a non mettere in discussione nessun tipo di autorità, a non scegliere liberamente.
Ecco.

Il mestiere di madre, e di genitore in generale, non è più un mestiere, perché tendenzialmente non ha nessun tipo di riscontro finanziario.
Ma abbiamo la possibilità di aiutare i nostri figli a diventare degli adulti consapevoli, con senso critico. Abbiamo la possibilità di fare dei nostri figli delle persone libere, delle persone che non si accontentano del “perché sì” come risposta.
Quindi, faccio un appello a mamme, nonne, zie, papà, zii&Co.: non fate dei bambini dei piccoli soldatini. Non fate dei bambini dei “bravi bambini”, non pretendete da loro cieca e inutile obbedienza. Sappiate che loro sono nati liberi. E che forse loro cambieranno il mondo.


giovedì 27 settembre 2012

Il Mocio


Quello che serve per pulire i pavimenti, per intenderci. Ovvero, più o meno come mi sento in questi giorni.
E' che l'influenza mi ha buttata a terra: due giorni di febbre più una mattinata di vomito, hanno contribuito alla mia mocitudine. Mi scuso per i dettagli. E allattare non è proprio evidente in certe condizioni Mi sento un tantino sciupata.
Come se non bastasse il bebito è diventato sempre più esigente, precipitati come siamo nella piccola spirale del “mamma stanchissima, bimbo stanchissimo”. Il tutto condito dal fatto che siccome ha ormai quattro mesi (urca!) la gente inizia a chiederti: “adesso dorme tutta la notte senza svegliarsi?”. Si, si certo e il cane volante della storia infinita ha detto che viene ad aiutarci a fare il trasloco.
Non mi sto lamentando, però continua la mocitudine.
Ma stasera sono giunta ad una conclusione: ho una nuova parola d'ordine e questa si chiama leggerezza. Prendiamo le cose con leggerezza, per dindiridina! E poi bisogna guardare sempre il lato positivo, primo fra tutti: il bebito ha un superpapà e io ho un supercompagno. Senza di lui a quest'ora sarei un mocio con annesso secchiello strizzello.
Adesso davvero mi ripiglio.

martedì 25 settembre 2012

Home sweet home


Se c'è qualcosa che spaventa e sconvolge, questo è il trasloco.
Ma procediamo con ordine.
Se c'è qualcosa che mi piace, è l'appartamento dove viviamo.
Mi piace perché lo conosco ormai da un po' di tempo, mi piace perché ci ho vissuto tante cose. Mi piace anche perché è un po' nel verde ed è un po' in città, perché ha una casa sull'albero in giardino, perché è in un palazzo azzurro con tanti bambini e tanta gente simpatica. Mi piace perché c'è il bosco vicino, per il suo piccolo balconcino, per i suoi pavimenti in legno, per quella sua aria un po' retrò ma con tutte le cosine al posto giusto. Insomma si è capito che mi piace.
Il problema è che è un bilocale.

domenica 16 settembre 2012

Dodo


Parlando di sonno condiviso...

"Se veramente le abitudini sono "così difficili da eliminare", perché le stesse persone che sono contro l'abitudine di dormire con la madre, non esitano a raccomandare altre abitudini alternative? Per esempio:

Il papà o la mamma sceglierà poi un bambolotto tra quelli che il bambino già possiede e gli darà un nome, per esempio Dodo; quindi lo presenterà al bambino e gli comunicherà "da oggi il tuo amico Dodo dormirà sempre con te"(cit. Estivill - Fate la nanna)

(...) Nessuno si preoccupa del fatto che il bambino si abitui a dormire con Dodo? Viene detto ben chiaro "dormirà sempre con te". I parenti e i vicini non cominceranno a criticare? "Partirà per il servizio militare e dovrà portarsi il pupazzo". "Si sposerà e la prima notte di nozze dormiranno con il pupazzo nel mezzo".
No, ovviamente nessuno dice queste stupidaggini. Tutti siamo d'accordo nel credere che il bambino dormirà con il suo pupazzo per un periodo, finché ne avrà bisogno, e che poi lo abbandonerà. Più o meno lo stesso lasso di tempo in cui avrà bisogno di dormire con la madre, della quale il pupazzo non è che un triste e freddo sostituto. E tuttavia, se tu hai avuto il coraggio di sfidare i pregiudizi sociali e di accogliere tuo figlio nel letto grande, avrai certamente sentito decine di commenti stupidi."

Carlos Gonzales, Bésame mucho

mercoledì 12 settembre 2012

I primi giorni – il piccolo manuale di sopravvivenza parte 1


La mia esperienza, si sa, non è grande. Ho solo un bambino, che ha solo tre mesi e mezzo. Ma mi sono trovata a riflettere su quanto è accaduto in questi tre mesi e mezzo, su cosa ho imparato e su come li ho vissuti.
E in generale mi sento di dire che sono stati mesi intensi, interessanti, carichi di emozione, faticosi ma bellissimi.
E' chiaro, la mia vita è cambiata, e molto. Ora trascorro le mie giornate in modo molto diverso da quando avevo quotidiani impegni lavorativi, da quando facevo aperitivi alcolici, da quando il bebito non c'era. Posso però dire con sicurezza e assoluta sincerità che la vita di prima non mi manca. Non che fosse “vuota” o mi mancasse qualcosa. Semplicemente, ora ho un figlio e prima non l'avevo.
Tutto ciò è, secondo me, è un piccolo miracolo viste le statistiche (che ci ricordano come le neomamme siano sempre più disperate), a sentire la gente (“si, si vedrai cosa ti aspetta”), a sentire insomma “l'opinione pubblica” (“la dipingono rose e fiori, poi fai un figlio e non vivi più”).

Per questo mi sento di dare qualche consiglio su come sopravvivere a quei giorni intensi e bellissimi che susseguono il parto. Mi sento di dare qualche consiglio perché io sono sopravvissuta, non al bebito, s'intende, ma a me stessa e a tutti gli altri.
Prendete i consigli con le pinze, come sempre. E ricordatevi che tutto ciò è basato sulla mia personalissima esperienza. Con me però ha funzionato.

giovedì 6 settembre 2012

La bella lavanderia - I pannolini lavabili


Sto per scrivere un post sui pannolini. Ebbene sì. Ci tengo a dirlo in anticipo perché fa così cliché che mi vien da ridere. Della serie "diventa mamma e parla solo di pannolini e cacca". Ecco.

Quando ho espresso ad amici e parenti la mia intenzione di usare i pannolini lavabili, ho avuto reazioni dire contrastanti. In generale le reazioni si possono riassumere in "occhi sgranati- questa è fuori di testa".

Qualcuno di voi penserà: pannolini lavabili, perché? è una follia dover lavare tutta quella roba!
E in effetti è quello che all'inizio ho pensato anch'io. Cioè, in realtà ho pensato: bella idea, sicuramente sono più sani ed ecologici, sicuramente si risparmia. Si però che stress.

Dopodiché mi sono informata meglio: quante lavatrici bisogna fare, quali marche, quali modelli e tessuti e chi più ne ha più me metta, e con un po' più di informazione la cosa mi è sembrata un pochino più fattibile.

Mi sono districata per forum e pagine internet gremiti da entusiaste utilizzatrici di pannolini lavabili e così mi sono detta: "ci provo anch'io".

domenica 2 settembre 2012

Sul cucuzzolo della montagna

I periodi no ci sono per tutti. Non mi sembra il caso di farne un dramma. Ma è evidente che quando le problematiche si susseguono una dietro l'altra, un po' ci si avvilisce.
Non mi riferisco al bebito se è quello a cui state pensando. Mi riferisco al resto: della serie non ne va bene una.
Ma non mi sembra il caso di parlarne.



Siamo di ritorno da una breve vacanzina in quel della montagna. Ci siamo detti: quest'anno facciamo le vacanze veramente ecologiche, sulla porta di casa. E poi con il bebito non ci sembrava il caso di andare chissà dove. Quindi siamo andati in montagna, in un ridente paesello chiamato Bellwald; un posto veramente carino: quattro case, due ristoranti, una chiesa e un cimitero. Peccato che non ci viva nessuno. Ma tant'è...si va in vacanza per riposare. Ecco, appunto, sbagliato!

venerdì 17 agosto 2012

Piano piano

E' chiaro che quando si ha un figlio alcune cose che cambiano. Ci sono cose che semplicemente  scompaiono, altre che appaiono e altre che vengono riassestate.
Una di queste è la quotidianità.
Quando il bambino è proprio appena, appena nato, si è talmente assorbite che tutto il resto non conta: il centro dell'universo è la nuova creatura e non te ne frega niente di crearti una nuova "normalità".
Poi piano, piano il tempo passa e piano, piano l'esigenza di nuovi equilibri si fa sempre più forte.
A quel punto si cercano nuovi spazi, si cerca di fare delle cose, si cerca di fare altro che non sia occuparsi della creatura. Si cerca di vivere insieme a lui.
E vi assicuro che non è facile.
Naturalmente il problema principale, penserete voi, è che avere un figlio ci impedisce di fare certe cose.
In realtà, secondo me, con un bambino si possono fare tante cose. Il problema è riuscire a farle con spensieratezza. In pratica è un po' come andare in giro con un vaso Ming, si sta sempre con il pensiero che è una cosa fragile che se va in mille pezzi è un grosso guaio. Ecco.

In questi ultimi giorni, però, ho preso a morsi la normalità.
Il mio compagno, e diversi amici, hanno tenuto uno stand gastronomico ad una festa molto famosa qui a Berna. Per tutta la durata del Festival io e il bebito abbiamo bazzicato qua e là, spensierati. Io ho mangiato, ascoltato musica, annusato l'aria estiva, incontrato amici e lui...anche. Il bebito ha smesso di dormire di colpo nella fascia e ha iniziato a guardarsi in giro interessato, tenendo la testolina il più "fuori" possibile (e guai a coprirlo). L'ho cambiato su una panchina, allattato un po' ovunque, sono uscita di casa alle tre del pomeriggio (dicendomi oggi resto fuori un'oretta) e sono rientrata alle undici di sera.
E poi qualche giorno dopo siamo andati tutti e tre in gita. Abbiamo "scalato" la collina bernese più famosa (il Gurten) e la scalata è stata la mia prima impresa "sportiva" da un bel po' di tempo a questa parte (se escludiamo il parto, naturalmente). Abbiamo steso una coperta e mangiato tutti e tre in mezzo ad un prato il panino con la frittata fatta dal papà.
E' stato bello. E' stato spensierato. Piano piano la normalità arriva.

domenica 5 agosto 2012

Tutti insieme appassionatamente


La nanna, ovvero: il problemone numero uno di ogni neogenitore.
Come mi sembra di aver già detto, capita spesso che mi venga posta la fatidica domanda: "dorme di notte?".
Ebbene il bebito di notte dorme. Con noi. E nessuno ha ancora perso una notte di sonno. 

Fare dormire un bambino nel lettone, pensate un po', ha persino un nome tecnico: co-sleeping, che in italiano si può definire "sonno condiviso".

Abbasso i guardoni!


Appunto!

giovedì 2 agosto 2012

Daichecelafai


Dare o non dare il ciuccio, questo è il problema. O almeno è una domanda che molte mamme si pongono.
Io avevo le idee molto, ma molto chiare: niente ciuccio. Il perché è molto semplice: il ciuccio dato troppo presto disturba la suzione; in pratica il bambino si "confonde" e va a finire che non capisce più cosa e come deve succhiare, con il rischio che rifiuti la tetta.
Inoltre, da un punto di vista molto più ideologico, il ciuccio altro non è che un sostituto materno: soddisfa il bisogno di suzione del bambino, bisogno per il quale è stata creata la tetta. Quindi siccome ho la tetta e non ho problemi a tirarla fuori, niente ciuccio.

giovedì 26 luglio 2012

Il bebito mi ha tradito


Della serie: non insegnate ai bambini la vostra morale.
Ebbene il bebito mi ha tradito.
L'aggeggio che vedete raffigurato nella fotografia è un maxi cosi, detto anche ovetto, detto anche seggiolino-per-la-macchina-ideale-per-neonati.
Causa breve spostamento in auto, ho chiesto in prestito tale aggeggione ad un'amica. L'affarone è poi rimasto parcheggiato in salotto per qualche tempo, nell'attesa di essere fatto sparire il più presto possibile.
Poi in un giorno difficile, il bebito urlante ci è stato appoggiato per un brevissimo, insignificante istante. E ha gradito.
Io e il mio compagno abbiamo fatto finta di non accorgercene, naturalmente.
Qualche giorno dopo ho ripetuto l'esperimento e ....il bebito ha sorriso di gusto, per la prima volta.
Ecco. In pratica mio figlio ama l'accessorio. Quindi da quel dì il maxi cosi ha trovato posto in cucina, per far posto alle chiappine della mia creatura. Almeno ad ore pasti.

martedì 24 luglio 2012

Ninna nanna


Duerme negrito - Mercedes Sosa

“Duerme duerme negrito
que tu mama ‘ta en el campo negrito
duerme duerme mobila
que tu mama ‘ta en el campo mobila
Te va trae’ codornices para ti
te va trae’ rica fruta para ti
te va trae’ carne de cerdo para ti
te va trae’ muchas cosas para ti
y si negro no se duerme
viene el diablo blanco y zas!
le come la patita chicapumba
chicapumba apumba chicapum …
Duerme duerme negrito
que tu mama ‘ta en el campo negrito
Trabajando, trabajando duramente
trabajando si, trabajando y va de luto
trabajando si
Trabajando y no le pagan
trabajando si
Trabajando y va tosiendo
trabajando si
Pa’l negrito chiquitito
pa’l negrito si
Trabajando si, trabajando si
Duerme duerme negrito
que tu mama ‘ta en el campo negrito
Negrito … Negrito …”.

sabato 21 luglio 2012

“Dare alla Luce” by Mandy Greer

La nascita non termina il giorno in cui vieni al mondo, quel giorno è solo l'inizio: il giorno in cui hai lasciato il ventre di tua madre, non sei nato, hai iniziato a nascere.

Osho

giovedì 19 luglio 2012

Questione di metodo

Qual'è secondo voi la domanda che più frequentemente viene posta ad una neomamma? ve lo dico io,  è la seguente: "è bravo? dorme?".
Ebbene sì, binomio neonati-sonno è uno degli argomenti più discussi, dibattuti e spaventosi dell'universo maternità. Diciamo che in generale è anche uno dei problemi più spinosi.
Gironzolando per vari forum per mamme, non ho potuto fare a meno di notare quanto l'argomento sia dibattuto e quanto il sonno del bambino (e rispettivamente dei genitori) sia una delle principali fonti di ansie, preoccupazioni e esaurimenti nervosi.
Nei vari forum se ne leggono un po' di tutti i colori: c'è chi canta la ninna nanna fino a non poterne più, c'è chi passeggia per casa alle tre di notte saltellando su di un piede solo, c'è chi tira fuori la macchina dal garage e porta la creatura insonne a farsi un giretto in piena notte.

giovedì 12 luglio 2012

Si sa che la gente da buoni consigli se non può più dare dare cattivo esempio

I buoni consigli sono sempre bene accetti. O almeno così dovrebbe essere.
Il problemino è che per ciò che riguarda l'educazione dei neonati tutti, ma proprio tutti, hanno dei buoni consigli. C'è chi ha avuto dieci figli, c'è chi non ne ha avuti affatto e c'è chi ne ha avuto qualcuno ma circa 40 anni fa. Insomma ognuno dice la sua anche se nessuno ha idea di cosa sia necessario fare con la creatura in specifica questione.
La regola per una neomamma è la seguente: dire "ah ah" e poi fare quello che si vuole. Questa è la regola che i consigliatori ci hanno consigliato  di seguire, naturalmente. Il problema è che tutti questi consigli a volte finiscono per snervarci o peggio confonderci e riempirci d'insicurezze.

Giusto per farsi una risatina. Pare che la frase sia scritta su una T-shirt. Nutrici pride!

domenica 8 luglio 2012

Un letto di rose

Un letto di rose o meglio: non è tutto oro quello che luccica.
Avevo deciso di non scrivere un post come questo, ma poi va a finire che mi si dice che la faccio facile. E quindi lo scrivo lo stesso. Prendiamolo però con le pinze o con un pizzico di ironia. 

Nel momento in cui una donna rimane incinta, dopo gli iniziali complimenti e auguroni, tende a partire il terrorismo della gravida. Ovvero: non sai quello che ti aspetta, povera te! E se tu tenti di dire che ti stai informando, stai leggendo molto, che ti senti carica, otterrai solo sguardi compassionevoli. Forse non è per tutti così, ma nel mio caso ho incontrato più persone tendenzialmente negative che incoraggianti. Naturalmente qualcuno che mi ha detto cose tipo "divertiti, è uno dei momenti più belli e passa così in fretta" (e l'ha detto senza sarcasmo!) c'è stato, ma l'opinione generale è che una giovane donna che diventa madre va incontro ad uno dei periodi più difficili e stressanti della sua vita. 
E ora che sono una neomadre cosa mi sento di dire? Che è bellissimo. Sinceramente. Ma è anche dura, ovviamente. Fino ad ora sono molto felice di aver scelto un approccio ad alto contatto e credo che questo mi abbia messo al riparo da molti, ma proprio molti, problemi. Prendersi cura del bebito senza aver paura di viziarlo, spupazzandoselo senza limiti, mi aiuta. Naturalmente però non è sempre tutto rose e fiori e qualche magagna arriva per tutti. Quindi se avete in cantiere un bebé sappiate che ci sono delle cosine che a volte sono proprio un tantino difficoltose. Vediamo quali mi vengono in mente.

Avevo giusto delle cose da fare
Ovvero oggi avevo proprio in mente di lavare la cucina, comprare il pane, fare un giro in centro, andare a trovare un'amica o semplicemente lavarmi i capelli. Ecco. Io l'avevo in mente, lui no. Anzi lui aveva giusto in mente di starsene a casa sul divano a ciucciare a momenti alterni. Sappiate che non è proprio tutti i giorni così. Ma capita spesso. E all'inizio ci si sente un po' agli arresti domiciliari. 

Dimmi perché piangi
I neonati piangono, che novità. Piangono perché hanno bisogno di qualcosa. Siccome all'inizio le loro esigenze sono piuttosto semplici, ma il linguaggio di comunicazione può risultare complicato io, per non sbagliare, le provo tutte: ti prendo in braccio, ti do la tetta, facciamo un riposino, ti canto una canzoncina. Di solito va bene, ma sappiate che a volte non basta. E se non basta sono cacchi amari. Nell'ultima settimana, in quella fascia oraria che va dalle otto a mezzanotte c'è tendenza allo scatenamento generale. Pare siano coliche oppure l'accumulo di stress della giornata...o un po' tutte e due le cose; sta di fatto che il bebito sembra stare davvero male e quindi piange. 
Detto così in teoria non fa nessun effetto, voglio dire si sa che i neonati a volte piangono ed è una cosa apparentemente normale. Nella pratica è piuttosto sorprendente perché il bebito riesce a raggiungere i 90 decibel circa e la cosa mi crea non poco stress. Per il momento funziona: la posizione dell'aereo (a pancia in già sull'avambraccio muovendolo qua e la dicendo "vola, vola, volaaaa"), la posizione del "bongo" (a pancia in giù sulle mie cosce mentre faccio il bongo sul suo fondoschiena ascoltando Bob Marley), le chansons françaises (delle quali invento le parole) e le passeggiate nella fascia. Non è difficile capire che le mie serate sono piuttosto cambiate rispetto a prima.

Pensavo di essere un po' più in forma
Appena passati i malanni dovuti al cesareo ho dovuto far fronte ad altre magagne. La prima è stata il colpo della strega. Ho tirato su il bebito e zac, è bastato quello per mettermi ko una notte e un giorno, con conseguenze non difficili da immaginare (e meno male che esiste l'osteopatia).
Passati i problemi alla schiena è sopraggiunto il super "riflesso di emissione", ovvero il latte esce con troppa pressione e il bebito si strozza. Ora va meglio, ma è arrivato il "mughetto", che non è un fiorellino ma una roba noiosa della quale non ho nemmeno voglia di parlare. Insomma pare che all'inizio sia un po' così. Resistiamo.

Saturday night
"Amore, stasera c'è un bel documentario in televisione"
"a che ora inizia?"
"a mezzanotte"
"COSI' TARDI??"
Ed è sabato sera.

Mi casa es tu casa
Naturalmente l'arrivo di un bebé porta con sé felicità ed entusiasmo. In tutta la famiglia. Quindi bisogna prepararsi alla convivenza un tantino forzata con parenti e amici, tutti tanto carini e mossi dalle migliori intenzioni. Ma dopo un po'...

Queste sono le cosucce che mi vengono in mente. E naturalmente ce ne saranno altre. Ma mi sento pronta ad affrontarle. E lasciatemi una cosa ai terroristi delle gravide: checché se ne dica, fare la mamma è veramente cool.

mercoledì 4 luglio 2012

Ma quanto mi costi?

Ho sentito più volte dire che i giovani non fanno figli perché costano troppo. E anche perché al giorno d'oggi si vuole offrire tutto il meglio per il proprio bambino (motivo per il quale, tra l'altro, molti fanno un figlio solo).
Naturalmente anch'io mi sono posta il problema, ma quando il test di gravidanza è risultato positivo ho avuto altro a cui pensare, o meglio...diciamo non ho ritenuto che gli acquisti fossero una priorità.
Ad un certo punto però bisogna iniziare a pensarci; si sa l'arrivo di un bambino va preparato soprattutto acquistando un sacco di cose.
E quindi mi sono chiesta: cosa devo comprare? cosa serve?
Così ho chiesto ad un'amica una fantomatica "lista acquisti" e lì mi è preso un colpo.
Punto primo: viviamo  in due locali e mezzo...dove avremmo messo tutta quella roba? Oddio dobbiamo trovare una casa nuova!
Punto secondo: ma quanto mi costi? Oddio forse dovremmo farci regalare dei soldi o meglio ancora fare una "lista bebé" tipo lista nozze.
Punto terzo: accidenti un bebé fa impennare i consumi in maniera esorbitante! E chi lo sapeva che avere un figlio avesse tutto questo impatto ambientale! Oddio!

sabato 30 giugno 2012

L'angolo della poesia - I figli

I Figli 
di Kahlil Gibran


E una donna che stringeva un bambino al seno disse: 
Parlaci dei Figli

Ed egli rispose:

Sono lo strumento perfetto del divino: l’espressione vivente forgiato dal suo unico "pensiero".
E i figli sono le risposte che la vita dona ad ognuno di noi.
Sono loro l’essenza del vostro sorriso.
Sono sangue e carne della vostra carne
ma non il vostro sangue e la vostra carne.
Loro sono i figli e le figlie della fame che la vita ha di se stessa.
Attraverso di voi giungono, ma non da voi.
E benché vivano con voi, non vi appartengono.
Affidategli tutto il vostro amore ma non i vostri pensieri:
Essi hanno i loro pensieri.
Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime:
Esse abitano la casa del domani, che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno.
Potete tentare di essere simili a loro, ma non farli simili a voi:
La vita è una strada che sempre procede in avanti e mai si ferma sul passato.
Voi siete gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono stati scoccati in avanti.
È l’Arciere che guarda il bersaglio sul sentiero dell’infinito e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.
Affidatevi con gioia alla mano dell’Arciere;
Poiché come ama egli il volo della freccia, così ama la fermezza dell’arco.


mercoledì 27 giugno 2012

Il maternage


Ma che cos'è il maternage?
E' l'insieme di cure amorevoli che una mamma ha per il suo bambino, basato su un approccio "ad alto contatto", in linea con la natura.
Perché ogni mamma fa del suo meglio per fare del suo bambino una persona felice.
E' parte del maternage riconoscere che gli essere umani vengono al mondo con dei bisogni fondamentali, non da ultimo il bisogno di essere protetti e amati.

lunedì 25 giugno 2012

i bambini cattivi e la natura dell'uomo



I primi mesi di gravidanza, come ho già detto, sono stati un tantino stressanti e contraddistinti da mille paure. Passate le paure "fisiche" siamo passati ai timori emotivi: sarò in grado di essere madre? e la mia vita non cambierà "troppo", non sarà troppo faticoso? e se poi essere madre non mi piace? e se mi viene la depressione? e via di questo passo.
Naturalmente questo tipo di reazione può dirsi normale e comune a quasi tutte le neomamme (vuoi gli ormoni, vuoi il grande cambiamento che sta per avvenire e che spaventa sempre un po'), ma sta di fatto che al momento ci si prende male. In più non si è certo aiutati dall'ambiente circostante. Sembra infatti che tutti ci tenessero a dirmi che "è durissima" e che poi "vedrai" e che "piangono sempre", e che "hai fatto bene a tagliarti i capelli che poi non avrai nemmeno il tempo di pettinarti". Insomma mi sembrava di essere circondata da terroristi della maternità. E allora mi sono chiesta, c'é un modo per vivere nonostante un figlio? (E a pensarci oggi mi rendo conto di quanto cretina fosse questa domanda. Perché esistono modi per vivere con un figlio non nonostante un figlio).

domenica 24 giugno 2012


Noi non veniamo dalle stelle o dai fiori, ma dal latte materno. Siamo sopravvissuti per l’umana compassione e per le cure di nostra madre. Questa è la nostra principale natura. 
Dalai Lama

sabato 23 giugno 2012

L'angolo della poesia e il tempo delle madri



Ho trovato qualcuno che la pensa come me. Lui però l'ha messa giù un po' meglio

Questo è il tempo delle madri
di Erri de Luca

Il genere maschile è invidioso della potenza femminile di generare. Si è ritagliato per sé il potere, la guerra, la politica, spazi di governo minori di fronte all'immensità di fare nascere.
Il femminile riproduce l'opera della creazione, l'uomo ne è l'appendice. Nella scrittura sacra si danno casi di gravidanze salve dal contributo maschile. Isacco, Sansone, Gesù sono celebri nascite inseminate.  A volte l'uomo non è servito neanche a quello.
Il più invidioso fu Socrate che volle usurpare l'opera femminile. In greco "maieutica" è l'arte della levatrice. Se l'attribuì dicendo che lui aiutava gli uomini a partorire qualche idea, un pensiero. Chiamò maieutica la sua filosofia. Che misera riduzione del termine: in campo maschile generava un po' d'aria riscaldata, una flatulenza cerebrale.
Nascere è lavoro di donne. E' il travaglio di due vite che si separano per riafferrarsi subito, per attaccarsi e riparare il taglio con abbracci, succhiate. L'ombelico è il nodo di sutura del distacco più violento, una cicatrice irreparabile. Resta fuori da questa forza la natura dell'uomo, a lui spettano i paraggi di una protezione, di un sostegno, di una provvidenza.
Questo, fermato da uno schizzo di luce sopra un fotogramma, è il tempo delle madri. Scorre da età infinita in mezzo al loro cerchio. E' frutto di espulsione, di forze addominali che scacciano all'aperto a boccheggiare nella miscela di azoto e ossigeno, verso mani che estraggono dallo spalancamento il grido e affanno e schianto di sollievo, a capofitto, a occhi chiusi, a sangue dappertutto e sia benedetta l'ora di arrembaggio della vita, l'ora del più sfrenato dei tumulti. Nessuna morte è dura come il punto di nascere.  Ecco le madri, le levatrici, la macchina che rinnova il mondo, indifferente a guerre, terremoti, incendi, cataclismi.
Niente la ferma, niente l'ha fermata. Opera a catapulta, scaraventa vita nel pianeta, consola e dispera, strappa e aggiunge, e attraverso di lei siamo l'umanità.



venerdì 22 giugno 2012

Sull'emancipazione


Parliamoci chiaro: la maternità pare non avere aiutato molto il nostro sesso. Sembra che essere donne e essere anche madri comporti delle rinunce, prima fra queste la rinuncia ad una carriera professionale. Non mi dilungherò troppo su questo specifico argomento, ma quale uomo viene messo davanti all'orribile quesito "vuoi avere dei figli oppure vuoi una carriera professionale soddisfacente? Scegli!".
Credo che già mettere una donna davanti alla scelta sia piuttosto discriminatorio. Ma voi direte, i figli li fanno le donne e da lì non si scappa. Ne deduco quindi che la capacità di procreare di generare dei bambini sia considerata, e sia stata considerata, una sfiga.

giovedì 21 giugno 2012

I grossi rischi della tetta selvaggia


Nel mio post precedente credo che si sia capita la mia posizione riguardo "la Tetta". Ora, essere fedeli a questa linea (quella dell'allattamento a richiesta e prolungato, quella dell'offrire il seno anche come nutrimento affettivo) pare comporti dei grossi rischi, almeno a detta di molti. Vediamone alcuni:

Considerazioni sull'allattamento

Un altro tassello importante nella mia preparazione alla maternità è stata quella di informarmi il più possibile sulla tematica allattamento: dai siti internet, passando per la leche league ho cercato in tutti i modi di trovare delle risposte, in sostanza di capirci qualcosa. Mi sono stupita di quanto poco ne sapessi (e non solo di allattamento ma di maternage in generale). E mi si è aperto un mondo di idee interessanti...è stata un po' una svolta durante la mia gravidanza (della svolta parlerò più avanti).
Insomma dopo numerose letture ho trovato un equilibrio e mi sono trovata ad essere impaziente di provare a mettere tutto in pratica.

mercoledì 20 giugno 2012

Del parto naturale. Anzi del mio parto naturale


Le parteras in una foto di Danilo De Marco

La mia preparazione al parto è iniziata quando ero incinta di circa 12 settimane. Anzi...la mia prima idea di parto è nata molto, molto prima quando ancora ero una studentessa ben lontana dall'idea concreta di diventare madre. Uno dei miei primi lavori post universitari (e per lavori, intendo lavori "interessanti" quindi escludo le promozioni, il volantinaggio eccetera, eccetera) è stato quello di occuparmi della guardiania, dell'apertura e della chiusura di una mostra fotografica dal titolo "madri e co-madri sapienza ed arte", un'esposizione di Danilo De Marco che aveva come tema centrale le "parteras". Chi sono le parteras? sono levatrici andine, un po' ostetriche e un po' sciamane, che aiutano le donne a partorire nelle condizioni più estreme dell'alta montagna, operando tra i 2600 e i 4000 metri di altitudine. Sono donne che aiutano altre donne, con saperi antichi e rituali ormai perduti, seguendo le leggi della natura e  arrivando là dove possono arrivare, poiché molte donne andine e indigene partoriscono comunque senza nessuna assistenza.
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...