Ci sono stati
biglietti del treno da comprare, valigie da preparare, regali da
incartare e da scartare, bigliettini da scrivere.
Ci sono stati
abbondanti pranzi e cene, dolci e panettoni, amici da salutare e
abbracciare.
E poi ci sono stati
loro: i parenti. Tanti, tantissimi, infinitesimali, tutti così
sorprendentemente diversi tra loro. Tutti entusiasti e impazienti di
vedere lui, il bebito.
Ci sono stati zii, nonni,
cugini (miei) e poi zii, nonni, cugini (suoi) e poi prozii, cugini di
secondo e forse terzo grado. Ci sono state case da visitare: alcune
calde, caldissime, altre fredde, freddissime, alcune degne del
miglior Bauhaus altre che ci hanno catapultati direttamente negli
anni ’40. Ci siamo sentiti dei venditori porta a porta o degli
assidui bevitori di caffè.
Ci sono stati viaggi in
treno e in auto, sballottamenti di qua e poi di là.
C’è stato anche
un mio ritorno alle origini: niente computer, né cellulare per ben
otto giorni. Non per scelta, ovviamente. Nel trambusto della
preparazione dei bagagli ho pensato bene di lasciare il telefonino
sul tavolo della cucina. Forse una dimenticanza freudiana. Approfitto
comunque per scusarmi con parenti e amici che ci hanno visti
apparire, scomparire, riapparire o che non ci hanno visiti mai. Ma
credetemi, più di così non era fisicamente possibile, nell’era
del non-teletrasporto.
E in tutto ciò c’è
stato lui: il bebito. Povera creatura, penserete voi, portato in
tutti i luoghi possibili, trascinato di casa in casa senza tregua,
chissà quanto si sarà stancato.
Ebbene vi sbagliate
perché abbiamo scoperto (o meglio ne abbiamo avuta conferma) di
avere un adorabile “socialite” per casa. Mentre le nostre
occhiaie si facevano più profonde e i mal di testa più penetranti,
lui se la spassava alla grande.
C’è da dire che il
bebito è veramente adorabile e non lo dico solo perché sono sua
madre.
Con quel suo crapino
pelato, i suoi due dentini sempre in mostra tra un sorriso e l’altro,
le sue guance rotonde e paffute, le sue dita cicciottelle e sempre in
movimento, con quel suo modo un po’ così di sbattere gli occhioni
marroni e di tenderti le manine, con quella sua faccina concentrata,
con quella sua linguetta fuori, con quei suoi versetti dall’aria
così “sensata”…insomma è difficile resistergli.
E così di pranzo in
cena, di casa in casa il bebito si è divertito. Ha mangiato di tutto
e di più (dal fegato di coniglio, all’aragosta, alla pizza e alla
polenta) è stato preso da innumerevoli braccia e spupazzato da
innumerevoli mani il tutto con infinita gioia. Ha regalato il suo
sorriso a due denti a tutti, ma proprio proprio a tutti: alla
cameriera cinese del ristorante, alla coppia assonnata sul treno,
alla signora sola in partenza alla stazione, alla badante della zia e
al controllore. Ha ricevuto mille regali, che ha scrutato
attentamente per poi divertirsi da matti con una bottiglia d’acqua
semivuota, un foglio di giornale, un’arancia, un tovagliolo
colorato. Ha sopportato l’infinito viaggio di ritorno (da porta a
porta direi quasi 7 ore), con cambi, di treno, valigie giganti e
passeggino, succhiando datteri e mandarini e ridendo agli altri
passeggeri.
Ha prosciugato la mamma,
perché quando non era in braccio a qualcuno era attaccato alla
tetta, di giorno come di notte. Ma credo che tutte queste esperienze
nuove, queste facce, questi cibi e questi luoghi abbiano bisogno di
un aiuto extra per essere digeriti. E la tetta è il porto sicuro
dove ripararsi.
E così ieri sera siamo
tornati a casa, esausti. Mentre ero sul treno, pensavo al momento in
cui mi sarei lanciata sul divano, bevendo un’amata tisana, nel
rilassamento più totale, finalmente soli, noi tre.
Inutile dire che
quel momento non è arrivato, perché il bebito si è sentito un
tantino spaesato da tanto silenzio, tanto relax e tanta poca gente
per casa. E così ha deciso di arrabbiarsi e di rimanere sveglio ad
oltranza lanciando urli in varie tonalità. Per rendere l’idea ho
beccato il mio compagno semidormiente sul divano con bebito
sveglissimo e festante appresso.
E poi nottata difficile e
stamattina al lavoro.
E oggi è l’ultimo
giorno del 2012 e io nemmeno me ne sto rendendo conto che l'annus
bebitis sta per finire. E stasera festeggeremo, noi tre soli.
Sempre che il bebito sia
d’accordo.
Vi auguro un 2013
spumeggiante, da vivere tutto d'un fiato.
E grazie a tutti, parenti,
amici, conoscenti, quelli che abbiamo incontrato e quelli che abbiamo
solo pensato. E un augurio grande e speciale a quelli che mi leggono
(e lo so che siete tanti). Grazie.
Che bello sapere che ci
siete
Auguri e buon 2013 a voi!!!
RispondiEliminaUn grosssssiiissssimo abbraccio!
E, grazie a te per tenerci compagnia! :D
Marta
Che carina! Un bacio e un salutone a tutti!
EliminaBuon Buon Buon anno!!!!
RispondiEliminaAmmazza che freddo che fa qua nel Nord Italia, quando siete stufi ricordatevi che in Spagna avete una casa! Quelli che invito si che sono sempre ben accetti (Se hai letto il mio post di ieri ^_^ )
Bella! Buon annissimo! Pensa un po' che se nel nord Italia fa freddo, qui siamo quasi nel nord della Svizzera. Ma teniamo duro. E occhio che arriviamo (ma certamente non prima di giugno ;-) Un bacio grande!
EliminaCiao bella! Augurissimi anche a voi tre!!! Un abbraccio
RispondiEliminaMonica
Augurissimi! Scusa la sparizione...ce la posso fare!
EliminaBaaaaacioni e spero a presto!