lunedì 8 settembre 2014

Happy Weekend

Io adoro il week end.


Lo so, è banale, anche perché alzi la mano che non ama i fine settimana. Non si lavora, si riposa, ci si prende il tempo per fare quello che più si ama, ci si prende il tempo per stare con quelli che più si ama.

Quando ero giovane a rampante, i fine settimana avevano tutt’altro significato: uscite, aperitivi, studio, cose varie. Grandi dormite e grandi ciondolamenti in pigiama per casa. Devo aggiungere che durante gli spumeggianti anni dell’università, il fine settimana non è che avesse un significato particolare: le lezioni si tenevano anche di sabato…ma non era un problema. Da studentessa universitaria era festa tutti giorni. Anzi il sabato sera spesso si stava in casa, giusto per evitare di uscire quando uscivano tutti. Bei tempi.

Finita l’università, il week end si è trasformato in un momento di estrema pausa, grande riposo e gran perdite di tempo, costellate (a volte) da qualche gita qua e là. La domenica era una specie di ponte tra il sabato sera e il ritorno in ufficio del lunedì.

Oggi che siamo una famiglia, il week end è il momento in cui facciamo le cose “in famiglia”, che detto così suona come una gran rottura. E invece è fichissimo. Ragionavo su questo ieri sera, mentre il bebito dormiva e il tempo era sufficientemente clemente da permetterci di stare sul balcone a sorseggiare un bicchierino di Braulio: questa “nuova” concezione delle domeniche in famiglia sarà anche un po’ borghese (per carità) però mi piace assai. E piace anche al papà e al bebito.

I ritmi rallentano, le colazioni si fanno abbondanti, ci si prende il tempo per baci e coccole, per togliersi il pigiama il più tardi possibile. Allo stesso modo ci si tiene in attività, si visitano mostre, si fa un giro in centro, si mangia il gelato.
E poi quando il tempo ci da una mano (come è stato per questo week end) non possiamo far altro che essere ancora più felici.

Sabato siamo andati alla ricerca di una nuova bici-scassata per la mamma (che sarei io).  La bici-scassata è un accessorio indispensabile in quel di Berna: è quella bicicletta che non metti in garage e non porti in cantina, che lasci fuori a subirsi le intemperie, che usi per i piccoli spostamenti quotidiani e che deve essere il meno appetibile possibile per ladri di biciclette. Dovete sapere, infatti, che Berna è la città Svizzera dove vengono rubato più biciclette (ben 1826 all’anno, contro le 191 rubate a Lugano) e dovete sapere anche che anch’io contribuisco mica male alla classifica con ben tre biciclette rubate (in 5 anni di permanenza). Dopo l’ennesimo furto subito mi son ritrovata a piedi, ed è per questo che sabato siamo andati alla Velobörse, ovvero il mercato delle bici usate promosso dall’associazione Pro Velo (che garantisce che nessuna delle bici vendute è stata rubata…noi ci crediamo).
www.pro-velo.ch
Vi assicuro che è un’esperienza spassosissima. Un capannone strapieno di bici e strapieno di gente, un cortile dove provare il bolide scelto e dove ci si può sentire un po’ alla partenza del giro d’Italia. Bici di ogni genere e tipo, buoni affari che vanno via come il pane.

www.pro-velo.ch
Avevo messo gli occhi su una bella Bianchi tutta blu. Mio marito però mi ha fatto notare che la Bianchi tutta blu ha la possibilità di non essere rubata attorno allo 0%. E quindi ho optato per una superbici (che funziona davvero bene), ma che è davvero, davvero brutta. Anche l’occhio vuole la sua parte, eh!


Che ne dite...è abbastanza brutta?
Sabato sera abbiamo mangiato specialità argentine a casa di amici per poi concederci un gelato nella gelateria migliore della città (dove il tempo d’attesa si aggira quasi sempre tra i 20 minuti e l’ora e mezza…anche a causa, bisogna dirlo, dell’imbranataggine delle signorine gelataie). 

foto www.annabelle.ch
Ci tengo a precisare, però, che ne vale davvero la pena e che il gelato, in terra bernese, resta qualcosa di affascinante ed esotico).
Domenica mattina non potevamo non concederci un brunch. Sì lo so, è di moda. Anche se in Svizzera tedesca è un’usanza piuttosto tradizionale. Diciamo che fare il brunch di domenica può considerarsi un bel passo verso l’integrazione. Mio marito, che rifugge da tutto ciò che è anche vagamente modaiolo, ha sempre fatto orecchie da mercante  alle mie insistenti proposte di brunch domenicale. Alla fine ha dovuto cedere. E così ci siamo gustati una supercolazione all’ora di pranzo, al ristorante del Museo Alpino Svizzero. Se passate di qui, fateci un salto.

Il Museo Alpino Svizzero era, fino a qualche anno fa, un luogo impolverato abitato da stambecchi e marmotte imbalsamate, cimeli di spedizioni alpine e plastici di montagne molto scenografici. Ci si poteva ammirare, anche, un magnifico Hodler.

F.Hodler: Aufstieg und Absturz
Poi ha subito un super restyling e oggi è un luogo molto fancy che ospita mostre d’arte contemporanea (sempre a tema alpino, naturalmente) e retrospettive. Ai nonni che ci portavano i nipotini per vedere i vecchi plastici di Jungfrau, Eiger e Mönch gli è preso un colpo, ma è il moderno che avanza, che ci vogliamo fare. Hodler, però, è rimasto!

Dove c’erano gli animali impagliati oggi c’è un localino molto, ma molto bellino.


Ogni tavolino ha il nome di una cima alpina e il brunch domenicale è caratterizzato da un buffet con formaggi (dell’Alpe, ovviamente), birchermüesli, salumi, marmellate tutti i gusti (alpini). 


www.alpinesmuseum.ch
E poi c’è anche la possibilità di mangiare un ottimo Rösti con uova e pancetta (o con uova e basta, per i vegetariani come me), condito da petali di fiori di montagna.

foto www.ronorp.ch
foto www.ronorp.ch
Insomma una vera chicca. Finito il Brunch si può fare un piacevole giretto al museo…

Noi finito il Brunch alpino, e con la pancia piena piena, ci siamo incamminati verso la piazza Federale, e lì abbiamo visto il Panorama-Kubus: una specie di cubo-cabina all’interno del quale viene proiettato il panorama di Berna a 360°, con l’aggiunta di qualche dettaglio di animazione (così che anche per il bebito l’esperienza si è trasformata in qualcosa di superdivertente).


www.derbund.ch
Di ritorno verso casa abbiamo fatto uno stop nel nostro giardino, giusto per fare qualche lavoretto qua e là e chiacchierando con qualche vicino di casa.


E poi, come vi ho detto, dopo aver cenato con una meravigliosa zuppa di zucca (fatta dal papà), abbiamo assaporato un bicchierino di Braulio, godendoci l’aria frizzantina.
Ecco. Questi sono i week end in famiglia che amo follemente…

Che ci posso fare, sto decisamente invecchiando.



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