E’ il primo settembre
e da una settimana sono rientrata dalle vacanze. Quest’anno abbiamo deciso di
concederci le ferie d’agosto, cosa che in Svizzera tedesca è tutt’altro che
popolare. Ci siamo sentiti molto latini. E siccome siamo andati a Sud abbiamo
anche avuto l’occasione di vedere il sole, almeno per un po’. Poi vabbé siam
partiti con le infradito e siamo arrivati con il piumino. Questo si sapeva. No,
non vi tedierò con le previsioni del tempo, tranquilli.
Di ritorno in
ufficio mi sono messa ad elaborare tutto il lavoro arretrato e, credetemi, era
tanto. Così, giusto per non perdermi nei meandri della carta, delle e-mail e
delle telefonate, ho pensato bene di fare un po’ d’ordine (io e la parola ordine
non apparteniamo allo stesso sistema solare, ma tant’è…).
Così nel maldestro tentativo di
mettere a posto i numerosissimi e incasinatissimi file del computer, è saltato
fuori qualcosa di, diciamo così, privato. Uno di quei file che hai salvato sul
computer del lavoro, nemmeno sai perché, e che adesso ti ritrovi ad aprire per
vedere se è il caso di tenere o di buttare.
Ed è proprio così
che è saltato fuori un mio vecchio post. Cioè un post scritto, ma mai
pubblicato. Che carrambata, gente! Un articolino nato durante la mia
gravidanza. Perché io questo blog ho cominciato a scriverlo dopo la nascita del
bebito, sebbene già prima la voglia mi pizzicottava le dita. E così eccolo qua.
E a leggerlo ora mi sembra una cosa così privata, così antica. Eppure non è
mica passato un secolo, no?
Ve lo regalo. Godetevelo, perché è davvero
simpatico (almeno così mi sembra. Sarà che l’ho scritto io). Indicato per donne
in gravidanza. Tranquilli, non sono di nuovo incinta.
L’ipocondria
della gravida
E’ cosa ormai
risaputa: il nostro tempo è caratterizzato dalla paura. Più o meno qualunque
cosa potrebbe ucciderci (si sa, la vita per sua natura è mortale).
Abbiamo paura di
ammalarci, paura di perdere il lavoro, paura di essere derubati, paura di un
po’ di tutto, insomma.
Ma il fatto che ora, che
aspetto un bambino (e già!), io sia un po’ disturbata da timori (un po’
disturbata è la cosa migliore che mi sia uscita, diciamo che oscillo dal
terrore all’inebetita beatitudine) questo è quanto meno stranino. Ci ho pensato
molto, in effetti. E sono giunta alla conclusione che, per quanto probabilmente
affetta da “ipocondria della gravida”, (malattia che mi sono inventata in questo
momento, e che forse presto sarà inserita nel DSM, se già non c’è) la colpa è
mia solo in parte. Nel senso che “l’ipocondria della gravida” è un fenomeno
sociale. O meglio una diffusa malattia sociale. Mi spiego: sarà che tutti
amiamo le storie dell’orrore (e anche qui ci sarebbe da pensarci un po’ su),
sarà che ognuno ha sempre qualcosa da dire, sarà anche che la gravidanza altrui
provoca tanta felicità ma anche tanta invidia (o almeno credo), sta di fatto
che dal momento in cui ho fatto il mio “coming out” a tre mesi suonati di
gravidanza (tre mesi in cui l’ho tenuta nascosta come il terzo segreto di
Fatima, anche quando mi hanno trovata buttata a polipo sulla fotocopiatrice in
preda alla nausea), dopo i bacetti, le congratulazioni e la “tanta felicità”
arriva la fase “io ne ho una da raccontarti”. Ed ecco che nasce l’ipocondria
della gravida, come fenomeno sociale.
Qui di seguito
riporto qualche esempio:
“Hai già pensato
al parto??” (oddio,no, ancora non ci ho pensato, sono di tre mesi!)
“No perché, una
mia amica ha appena partorito. Poverina (cominciamo bene!) sai, lei pensava che
insomma, sì è una cosa dolorosa, ma si fa! Sai poi lei si è preparata molto ed
è anche una tipa molto, molto sportiva. Comunque è andata malissimo “ (E qui mi
fermo…vi risparmio i dettagli trucidi).
“Ohhh che bello
sei incinta?? Senti lo vuoi un consiglio (ma anche no!) non ingrassare tanto,
io conosco una che è diventata una balena gigante e non è mai riuscita a
perdere i chili di troppo…ti consiglio di prendere al massimo…8 kg? (sì cara, e
sti gran cazzi…scusate la volgarità.)
“Ohhhh, che bello
sei incinta! Spero che vada tutto bene, sai una mia amica poverina ha perso il
bambino che era di 5 mesi. Poverina". (Grazie per la notizia, mi mancava, ora
sono moooolto più serena).
E via di seguito.
Come se non
bastasse poi esiste questa gran bella cosa che è l’internet (e sì, con
l’articolo). Grande fonte
d’ informazione e di ipocondria della gravida
dilagante. Sull’internet le leggi tutte, le senti tutte, tutte ma proprio
tutte. L’internet rappresenta la migliore cassa di risonanza di ansie
generalizzate. Grazie all’internet ho perso il sonno più di una volta. E grazie
all’internet ho scoperto che “l’ipocondria della gravida” dilaga indisturbata e
c’è chi è in fase molto più acuta della mia.
Ma lasciate che
vi racconti una storia, giusto per tranquillizzarvi.
Dunque, sono
all’inizio, inizio, tipo di 7 settimane. Primo controllo fatto, è tutto ok.
Tanta felicità. Venerdì sera: vengo presa da dolori al basso ventre, direi
piuttosto fastidiosi. So che i dolori
all’inizio sono normali, me l’ha detto il medico. Vado a fare pipì e sulle
mutande trovo una crosticina rossa tipo caccola del naso. Panico. Cerco di non
pensarci. Panico. Analizzo la crosta e mi dico “ma dai, cosa vuoi che sia”.
Panico. Cerco di distrarmi. Panico. Torna a casa il mio compagno dal lavoro,
gli dico che ho dei dolori e che ho trovato la crosta. Nessuna reazione
particolare.
Vado sull’internet
alla ricerca di delucidazioni. Leggo su un forum “anche a me è successo
ecc..ecc.. “ e la storia ha un finale horror. Ora sono veramente in panico.
Il mio compagno è all’oscuro della mia
consultazione sull’Internet, se dovesse scoprirlo la storia potrebbe avere un
finale horror, ma in un altro senso.
Vado a letto. Non
dormo. Giungo alla conclusione che “vabbé è successo a tante prima di me, ci
riproveremo presto”. Sabato mattina, tiro giù lui dal letto: “ io
vado al pronto soccorso”. Occhi assonnati “va bene, ma prima facciamo
colazione”, “ no, andiamo subito…vabbé prendo il caffè”. Andiamo al pronto
soccorso (che è a circa 300 metri da casa, molto positivo se affetti da
ipocondria della gravida), aspettiamo 2 ore (tante scuse ma purtroppo la
ginecologa di turno ha avuto un urgenza ed è in sala operatoria). Nel frattempo
un lampo mi attraversa la mente: e se non fosse niente? E se sono veramente
fuori? E se non fossi andata sull’internet? E se così fosse, sull’Internet non
ci andrò mai più! (Come no!).
Arriva il mio
turno, mi tremano le gambe. Racconto al medico dei dolori e delle crosticina.
Mi fa immediatamente un’ecografia. Mi prende o il sangue. Mi rivolta come una
calza. Conclusione: è tutto ok. Forse i dolori sono provocati da una ciste che
ho in un’ovaia (e che ho da un po’), forse sono i normali dolori dell’inizio
della gravidanza. “E la crosticina rossa?”. Il medico fa spallucce, come a dire
“e io che cacchio ne so”. Bene.
Ci ho pensato su.
Credo che la crosticina fosse veramente una caccola del naso. Sono andata al
pronto soccorso per una caccola.
Sono
ufficialmente fuori.