mercoledì 10 luglio 2013

Pediatri che passione


Oggi sono stata dal pediatra. Ora, in una vita da mamma, l’avvenimento è tutt’altro che straordinario. Io però vi assicuro che ogni volta che ci vado faccio delle esperienze ai confini della realtà.

Noi mamme “natural” o sostenitrici del maternage, o mamme devote all”attachement parenting” o chiamatecicomevipare (oddio, detto così pare una setta! Era solo per farvi capire) abbiamo questo rapporto difficile con i pediatri, cosa ci possiamo fare. Una sorta di amore – odio. Più odio che amore.  Cioè, dipende dal pediatra.  Perché se pensiamo a tipi come il dottor William Sears, come Lucio Piermarini o come Carlos Gonzales, allora è ammmmore, con la A maiuscola. Se invece parliamo di pediatri più, diciamo così, convenzionali, allora no. Insomma, avete capito.

So che ci sono mamme blogger più brave di me. Ci sono mamme blogger che lottano con le unghie e con i denti. Lottano contro cosa? Vi starete chiedendo.
Lottano contro il loro pediatra, ovviamente. Lottano contro le sue tabelle d’introduzione di cibi, contro le sue pesate, contro l’antibiotico facile, facile, contro i vaccini, contro i suoi consigli strampalati sull’allattamento. Che ci vanno a fare, allora?  Eh, bella domanda. Dal pediatra si va, come si va dal dottore. Della serie, ci vado quando sto male. Poi da qui a considerarlo il padre eterno, a mio modo di vedere, ne passa. E poi trovare dei medici come i sopracitati non è mica semplice. Nel nostro caso ci siamo presi quello che passava il convento.

I pediatri del bebito, poi, son dei tipi strani. Uso il plurale perché il bebito ne frequenta più di uno, essendo un (povero) paziente di uno studio condiviso (o pediatra della mutua, che dir si voglia).
C’è lui, il pediatra “capo”, che per carità ha un sacco di esperienza e si vede. Però è anche terribilmente paternalista, mi chiama “signora “ in continuazione (che voglio dire, va bene eh! Però dai, eh!) e racconta un sacco di aneddoti raccapriccianti. Ne ha uno per ogni sintomo, patologia, o dolorino e ci tiene sempre a condividerlo con te (o meglio, con Lei). Di solito parte con un “sa, signora” (con fare paternalistico, di quello che la sa lunga) “io ne ho visti di bambini che…." Il finale, di solito, è horror. L’ultima volta ne ha raccontata una talmente raccapricciante che ho fatto fatica a non ridere. Anzi ho riso.
Con lui io non lotto, mi limito ad annuire…e a raccontar balle. Lo so, non si fa. Ora starete pensando che io sia una madre snaturata, ma ci sono certe situazioni dove una balla piccola piccola non fa mica male a nessuno e mi può evitare un bel po’ di tirate paternalistiche e storie dell’orrore. Per esempio oggi, mentre visitava il bebito per il controllo dei 12 mesi (fatto a 13 mesi e mezzo…”Signora, però guardi che è tardi…io ne ho visti di bambini che hanno fatto i controlli troppo tardi, e…”) lui (il bebito, eh!) mi continuava a ravanare nella maglietta per cercare la tetta. Ora, ci può anche stare, visto che portavo una maglietta con scritto “Let’s get wild” (questo per dirvi che chiamarmi signora…,dai eh!). Il signor dottore non si è mica fatto fregare e mi ha detto “mmmm signora, vedo che il bambino cerca il seno.  Lo allatta ancora?! Guardi che adesso lui assume tutti i nutrimenti e non…..” e io “si, si…lo allatto. Ma poco, eh! Solo prima di andare a letto. Adesso cerca il seno perché è un po’ spaventato”. Naturalmente è una balla. Ma volevo evitarmi l’aneddoto del bambino che da grande è diventato un serial killer tettomane.

Poi c’è lei, la collaboratrice del pediatra capo, che per carità è simpatica. Lei non mi chiama signora, no. Lei mi ha dato direttamente del tu, cosa che, credetemi, nella formalissima svizzera tedesca è assai strana. E quindi mi son detta “caspita com’è cool, questa qua!”. Poi ho capito che da del tu a  tutti, semplicemente perché è straniera e si ingarbuglia con la forma di cortesia. Furbona.
Comunque, vabbé, lei, come dicevo, è simpatica…ha solo un’aria un po’ stranita, tipo di una che non sa bene quello che sta facendo (che quando sei lì da sola con un bambino malato, è l’ideale, no?).
E’ che fa cose tipo che gli guarda nelle orecchie, mi guarda, si guarda in giro, fa le facce, mi riguarda, poi fa “mmmmm”, poi mi guarda, sfoglia la cartella, si guarda in giro con aria crucciata e poi alla fine sentenzia “sì…ha l’orecchio un po’ infiammato”. E lì ti verrebbe da chiederle “ma sei sicura?”. E’ solo che ti prende male.

Poi c’è l’altro, il professore. Il professore è uno che si presenta come “professore” si firma come “professore” e pare sia effettivamente "professore". Che io non lo metto mica in dubbio che lui sia stato professore. Ma andando ormai per gli ottanta, forse è stato professore circa cinquant’anni fa. Che voglio dire, va bene, io non ho niente contro gli anziani. Ci mancherebbe.
Il professore sembra un po’ fuori dalla grazia di dio, tant’è che la prima volta che ha fatto un controllino al bebito (che era un frugoletto di pochi mesi) mi ha guardato con l’occhio spiritato e ha tuonato: “ ma questo bambino è pieno d’aria!” e io “???” e lui “e certo! Gli vengono le coliche” e io “no, guardi che le coliche non le ha…” e lui “è pieno d’ariaaaaa!!! Deve dargli il biberon che così mangia meno aria”. Comunque non ci ho dato troppo peso. Anche per la sua vaga somiglianza con il mago Silvan. E soprattutto per il suo accento tedesco impenetrabile. In pratica quando parla non ci capisco una mazza. Benissimo.

E poi lasciatemelo dire: lo studio di tutti questi medici è frequentato da tutti quelli che non sanno dove sbattere la testa. E succedono cose tipo che ci si ritrova in venti, in una sala d’attesa piccolissima e senza finestre, con un numero non precisato di bambini malati. E poi c’è gente che va e che viene a ciclo continuo, gente che telefona gridando, bambini che corrono da tutte le parti, gente che dorme sulle sedie. Insomma un posto rilassante, và.
Tutto ciò per dirvi che ho fatto una cosa pazza, una di quelle cose che “don’t try this at home”. E l’ho fatto perché io son stufa di sta banda.
Non ho seguito la prescrizione del pediatra, ho fatto di testa mia, dando un farmaco omeopatico al posto di quello convenzionale. Sono pazza? Forse. E poi signora, si sa, che l’ultimo che ha fatto una roba del genere se l’è vista brutta (cit.).
Però il bebito è guarito. Voi però non fatelo.
Adesso m’impegno a trovare un altro medico. Davvero.

2 commenti:

  1. Ecco, meglio va, cercane uno decente, non dico un Piermarini, ma almeno uno che non ti dica di dare il biberon!!
    Io dal pediatra ci vado pochissimo, ci sono stata per i controlli e poi caso mai chiamo. Quasi sempre omeopatia e tachipirina solo con febbre a 38.5º-39º che a mia madre viene un infarto ogni volta. Anche se devo ammettere che il mio pediatra non è malaccio, sostiene l'allattamento ad oltranza e quantomeno si può discutere se non è d'accordo su qualcosa tipo l'autosvezzamento.

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  2. io penso che cent'anni fa i pediatri non c'erano e nemmeno nell'antichità. eppure nel 2013 ci siamo arrivati lo stesso. Detto ciò, Rosy! L'omeopatia è una cagata! Cioè, una mezza cagata: risolve i piccoli disturbi, ma se il cucciolo ha la febbre, ti prego di dargli la tachipirina. Io resto una sostenitrice del fatto che i bambini sono come adulti in miniatura e quindi come tali vanno trattati e curati.
    A parte ste cagate, Pilcher sto post fa spisciare! ahahah

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