mercoledì 12 settembre 2012

I primi giorni – il piccolo manuale di sopravvivenza parte 1


La mia esperienza, si sa, non è grande. Ho solo un bambino, che ha solo tre mesi e mezzo. Ma mi sono trovata a riflettere su quanto è accaduto in questi tre mesi e mezzo, su cosa ho imparato e su come li ho vissuti.
E in generale mi sento di dire che sono stati mesi intensi, interessanti, carichi di emozione, faticosi ma bellissimi.
E' chiaro, la mia vita è cambiata, e molto. Ora trascorro le mie giornate in modo molto diverso da quando avevo quotidiani impegni lavorativi, da quando facevo aperitivi alcolici, da quando il bebito non c'era. Posso però dire con sicurezza e assoluta sincerità che la vita di prima non mi manca. Non che fosse “vuota” o mi mancasse qualcosa. Semplicemente, ora ho un figlio e prima non l'avevo.
Tutto ciò è, secondo me, è un piccolo miracolo viste le statistiche (che ci ricordano come le neomamme siano sempre più disperate), a sentire la gente (“si, si vedrai cosa ti aspetta”), a sentire insomma “l'opinione pubblica” (“la dipingono rose e fiori, poi fai un figlio e non vivi più”).

Per questo mi sento di dare qualche consiglio su come sopravvivere a quei giorni intensi e bellissimi che susseguono il parto. Mi sento di dare qualche consiglio perché io sono sopravvissuta, non al bebito, s'intende, ma a me stessa e a tutti gli altri.
Prendete i consigli con le pinze, come sempre. E ricordatevi che tutto ciò è basato sulla mia personalissima esperienza. Con me però ha funzionato.

Scegliete con cura l'ospedale, assicuratevi un buon legame
Molte donne scelgono di partorire a casa, e sicuramente la storia cambia. Molte però partoriscono in ospedale, tra queste anch'io.
Credo che la scelta dell'ospedale sia di fondamentale importanza, perché chi ben comincia è a metà dell'opera. Conseguentemente assicuratevi che l'ospedale dove avete scelto di partorire, sarà in grado di permettervi un buon “bonding”. Che cos'è il “bonding”? in sostanza è quella cosa che, anche nei momenti peggiori, ti permette di non buttare tuo figlio dalla finestra. E' quello che ti fa riconoscere la tua creatura, come tua e basta, non perché te l'ha detto il dottore (“guardi, signora, ecco suo figlio!”) ma perché è una cosa che senti, nel profondo di te stessa. Ed è una cosa che non si costruisce solo con la testa, ma anche con la pancia...o meglio con gi ormoni.

Quindi assicuratevi che il bambino appena uscito vi venga appoggiato sul petto e lì venga lasciato per un po'. Assicuratevi che si attacchi al seno nella prima mezz'ora dopo il parto e assicuratevi anche che a tutti e tre (mamma, papà e bambino) venga lasciato un tempo di intimità, solo vostro. Tutto ciò mette in moto il meccanismo ormonale, che vi aiuterà a costruire il legame. Parlate anche di cosa succede in caso di cesareo, non si sa mai. Nel mio caso, e ho avuto un cesareo, il bebito è stato tirato fuori dalla mia pancia, dato al medico (per un veloce controllo di routine), dato al papà (durante il controllo) ed in seguito appoggiato sul mio collo, tutto ciò in circa 5 minuti. E poi non me l'hanno più portato via, se non per vestirlo, misurarlo e pesarlo (tutto ciò è stato fatto il presenza del papà).
Ora, dove ho partorito io, tutto ciò è normale. Ma sento continuamente storie diverse da questa. Quindi insistete e fatelo prima, perché dopo sarete troppo stanche e frastornate. Andate a visitare l'ospedale, ponete delle domande, informatevi. Parlatene con il vostro partner, perché in quei momenti difficili se qualcosa non dovesse andare come previsto, sarà lui a difendervi e a dire no. Qui si usa anche preparare un “piano del parto” dove si può descrivere per filo e per segno quello che si vuole o che non si vuole venga fatto. I più maliziosi (concedetemi il termine) pretendono che il medico lo firmi.
Lo so che essere insistenti può essere un po' antipatico, ma ricordatevi che partorirete quel bambino una volta sola. E che vostro figlio è troppo importante perché ne possa decidere l'ospedale. La creatura è vostra, non loro.
All'ospedale, imparate il più possibile.

E' vero si è affaticate, e se si ha subito un cesareo, lo si è ancora di più. Ma sappiate che anche il vostro bebè sarà affaticato e che nascere è stata per lui una gran fatica. Quindi ora è tempo di riprendersi, ma è tempo di farlo insieme.
Per questo vi do un consiglio su tutti: state alla larga da quegli ospedali che non hanno il rooming-in (esistono poi ancora?), insomma non filatevi quegli ospedali che non vi permettono di tenere la creatura con voi di giorno e di notte. E non date retta a chi vi dice che avere il bimbo in stanza è una fatica, perché sappiate che non è così. La fatica è trovarsi tra le braccia un bimbetto bello pulito, profumato e messo in ordine (da un'altra), tornare a casa e rendersi conto di non conoscerlo affatto e di non sapere da che parte cominciare (dando così adito velocemente a consigli-parenti piuttosto deleteri). Quindi tenetelo con voi, imparate a cambiarlo, a medicare il cordone, a lavarlo; non fatelo solo voi: fate sì che anche il vostro compagno possa imparare. E se avete difficoltà, rompete le palle! Imparate il più possibili, così una volta a casa, saprete cosa bisogna fare (almeno a grandi linee, il resto vien da sé!).
In generale i miei consigli sul primo inizio si possono riassumere in:

  • tenete il vostro bambino in braccio, il più possibile. Non preoccupatevi di quello che dicono le infermiere, i parenti e tutti gli altri (anzi...mi sa che per quel che mi riguarda, hanno capito tutti subito di che pasta sono fatta e quali sono le mie idee: quando per la prima volta mi è stato detto da un parente in visita “non tirarlo su ogni volta che piange, altrimenti non impara più” ho risposto con aria truce “io non faccio parte del partito lasciamo piangere i bambini, sia chiaro”. Nessuno ha ritenuto opportuno fare altri commenti).
  • Fate addormentare il bambino sul vostro seno. E' una cosa bellissima e pare che aiuti molto l'allattamento (almeno così mi hanno detto le ostetriche!).
  • Se di notte, fate fatica a dormire, tenete il vostro bambino con voi. Non può che farvi bene, aumentare il bonding e favorire l'allattamento (e anche qui vi dico quello che le ostetriche mi hanno detto).

L'allattamento, qualche consiglio

Ecco quello che per molte può rappresentare un tasto dolente: l'allattamento, o meglio l'avvio di un buon allattamento.
Ancora oggi sento tantissime neomamme che non hanno potuto allattare, che hanno avuto grossi problemi o che non hanno potuto farlo in maniera esclusiva. Per carità non voglio dire che la colpa sia proprio sempre dell'ospedale o del fatto che non siano state seguite bene, esistono anche delle cause fisiologiche (seppur bisogna dirlo, sono molto rare). Credo però che l'inizio sia molto importante (o almeno per me lo è stato).
C'è da dire che io ci tenevo tantissimo e quindi ci ho dato dentro di tenacia, in maniera non indifferente. E c'è anche da dire che sono stata seguita molto bene e che nel momento in cui ho partorito la clinica era mezza vuota e quindi le ostetriche avevano tempo da dedicare ad ogni singola paziente.
Vorrei anche aggiungere che per me l'allattamento è stato una sorta di “riscatto” dal mio parto, che è stato tutto fuorché naturale.
In generale riassumerei i miei consigli così:

  • Attaccate il bambino al seno nella prima mezz'ora dopo il parto. Se non potete farlo, come ho già detto, insistete. Se il bambino vi viene portato via e restituito per la poppata, che ne so, magari dopo un giorno o dopo qualche ora, il suo riflesso di suzione non sarà ai massimi storici e avrete qualche difficoltà in più ad attaccarlo. Se però non è possibile, no panic. Tutto è recuperabile!
  • Controllate bene (ma proprio bene) l'attacco al seno e per questo serve avere del personale competente. Quindi all'inizio, ogni volta che ciuccia chiamate qualcuno e domandate se “state facendo giusto”, perché attaccarlo nel modo sbagliato è veramente deleterio. A me hanno spiegato che esistono tre regole fondamentali:
    1- Il bambino deve avere tutta (o quasi) l'aureola in bocca e non solo il capezzolo
    2-Il labbro inferiore deve sporgere verso l'esterno. Se così non fosse tirate delicatamente il suo mento fino a quando il labbro non uscirà di fuori (questo per me è stato fondamentale!)
    3-Quando ciuccia, se guardate bene bene, dovreste vedere la lingua che si muove. Perché in sostanza non ciuccia con le labbra, ma con tutta la bocca.
    Ricordatevi che un po' di dolore all'inizio della poppata è normale. Ma che faccia malissimo per tutta la durata della poppata vuol dire che non è attaccato bene. Sappiate che ci vuole un po' di pazienza. Entrambi siete in fase di apprendistato.

     Attaccatelo il più frequentemente possibile. E qui viene il difficile. Punto primo perché, come vi ho detto, siete in fase di apprendistato e quindi attaccarlo può già essere un po' difficile. Ma preparatevi a commenti tipo “ancora?? ma se ha appena mangiato??”. Sappiate che questo commento è una stronzata (scusate in termine, ma qui ci vuole) di portata colossale. Non ho ancora capito perché la gente continui a credere in questa scemenza. Sta di fatto che io ho passato i primi giorni (e direi anche le prime settimane) con le tette al vento.
  • Tenendo conto che il vostro bebé è molto affaticato, che deve imparare a ciucciare, che è in un mondo nuovo ed è completamente spaesato, non c'è da stupirsi che voglia succhiare così frequentemente. Per succhiare in maniera efficace, e ritenersi soddisfatto, il bebito, ci metteva in tutto circa quaranta minuti. Considerato che circa ogni due ore voleva attaccarsi (ogni due ore calcolate dall'inizio della poppata), praticamente ciucciava ogni ora. Il resto del tempo dormiva sulla tetta (se penso alla sua faccia beata post-tetta mi commuovo). Quindi non preoccupatevi se vuole succhiare sempre, sappiate che è così. In ospedale mi hanno dato una tabellina dove scrivere approssimativamente quando il bimbo si attaccava, così da farsi un'idea. La tabellina era composta da 12 caselline al giorno...io ogni tanto dovevo aggiungerne un paio. Quando il bebito è stato pesato, prima di uscire dall'ospedale, la reazione dell'infermiera è stata solo “wow!!!”.
  • Anche se il bambino si attacca bene (o lo fa in maniera saltuaria) sappiate che comunque i vostri capezzoli all'inizio saranno un tantino stressati (e per alcune, “un tantino” è un eufemismo). Alla fine di ogni poppata fate uscire manualmente un po' di latte sul capezzolo e lasciatelo asciugare all'aria. Poi mettete la crema alla lanolina (a me ne hanno dato la “purelan 100” marca Medela). Io l'ho fatto in maniera molto giudiziosa ed ha funzionato. All'inizio è un po' un “traffico” ma ne vale decisamente la pena. Se doveste avere capezzoli doloranti o se vedete che vi stanno uscendo delle ragadi (a me ne stava uscendo una al seno sinistro) esistono in commercio, credo in farmacia, dei dischetti contenenti un gel che si mettono sul seno e si tolgono solo per la poppata. Purtroppo non ricordo la marca di quelli che mi hanno dato in clinica, ma ricordo che funzionavano benissimo. Si cambiano una volta alla settimana, si lavano sotto l'acqua corrente e si possono anche mettere in frigo (vedrete che sollievo la frescura!); se usate quelli non usate però la lanolina.
    Ricordate comunque che un po' di dolore è normale. Se vi fa male da piangere, allora probabilmente bisogna rivedere l'attacco.
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  • Pretendete, con le unghie e con i denti se necessario, che nessun biberon si avvicini al vostro bambino! E' veramente importante! Se proprio proprio volessero dargli la famosa “soluzione glucosata” pretendete che venga fatto con il bicchierino. Ditelo anche al vostro partner e fate in modo che anche lui abbia capito bene.
Visite parenti
Credo che questo capitolo necessiti di un post a sé, perché credo che sia spinoso e importante.
Quindi intanto vi lascio con questi consigli.
Spero che qualcosina possa tornarvi utile!

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