domenica 2 settembre 2012

Sul cucuzzolo della montagna

I periodi no ci sono per tutti. Non mi sembra il caso di farne un dramma. Ma è evidente che quando le problematiche si susseguono una dietro l'altra, un po' ci si avvilisce.
Non mi riferisco al bebito se è quello a cui state pensando. Mi riferisco al resto: della serie non ne va bene una.
Ma non mi sembra il caso di parlarne.



Siamo di ritorno da una breve vacanzina in quel della montagna. Ci siamo detti: quest'anno facciamo le vacanze veramente ecologiche, sulla porta di casa. E poi con il bebito non ci sembrava il caso di andare chissà dove. Quindi siamo andati in montagna, in un ridente paesello chiamato Bellwald; un posto veramente carino: quattro case, due ristoranti, una chiesa e un cimitero. Peccato che non ci viva nessuno. Ma tant'è...si va in vacanza per riposare. Ecco, appunto, sbagliato!


Il bebito per la prima volta da quando è a questo mondo ha deciso di non dormire la notte, di piangere praticamente tutto il giorno, di stare tranquillo solo nella fascia. Insomma ci siamo proprio riposati. Tutti quanti.
Mi sono detta: ma cosa sarà mai, avrò mangiato qualcosa che gli da fastidio! Ma cosa potrà mai essere? troppe galatine? troppa marmellata? troppo cioccolato? troppa pasta? troppi latticini?
Dopo un po'di scervellamento, e qualche notte insonne, sono arrivata ad un ipotetica risposta. La colpa secondo me era di Bellwald.

Posso darvi un consiglio spassionato? se avete un neonato andate in vacanza in campeggio, al mare, al villaggio turistico, a casa della bisnonna o dovevipareavoi. Ma non portatelo in montagna. Quanto meno non sopra i duemila metri (Bellwald è a 1600, ma credo siano sufficienti).
Di rientro dalla rilassante vacanza ho fatto una brave ricerca su google: neonati e montagna; ed ecco svelato l'arcano. Pare che i cambiamenti di altitudine mettano un po' sottosopra le creature, al punto da creare irrequietezza, insonnia e chi più ne ha più ne metta.
Cioè, non è che non ci si possa andare del tutto, ma attenzione ai cambiamenti repentini di altitudine. Quindi assolutamente no a funivie&co.
Ecco, sappiate che Bellwald è raggiungibile esclusivamente in funivia e che da lì parte una simpatica seggiovia che arriva fino a 2500m. Appunto. Madre scellerata.
Una cosa positiva però c'è stata. Tutto questo portare su e giù il bebito mi ha donato una certa scioltezza di gestione. Ora sono sulla strada per diventare una di quelle mamme che (come dicevo io tempo fa, e con un pizzico di invidia), se lo legano in testa e via andare.
Per il resto, tornati ad altitudini normali, il bebito si è tranquillizzato. Ora abbiamo solo un po' di sonno da recuperare. E qualcosa da farci perdonare.

4 commenti:

  1. Ciao bella! Siete rientrati bene? Non avete perso niente per strada? ;-)
    Dall'inizio del post deduco che per la risposta che aspettavate non è stata positiva... mi spiace, coraggio arriverà anche quello.
    Un abbraccio

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    1. Cara! Siamo rientrati bene...pieni di roba ma tutti interi (e per strada non abbiamo perso niente). Ebbene è andata male...ma la ricerca continua e non ci buttiamo giù. Un bacio grande grande

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  2. Antonio
    Maternage per prima cosa vuol dire - penso - assumere il punto di vista del "bebito". Ciò che può essere l'immagine di riposo per noi non corrisponde necessariamente a quella (se ne può avere una) di un essere di pochi mesi.
    Ma la pediatra non dà consigli su questi aspetti della vita del neonato?
    Scusi l'intrusione, ma sono capitato per caso (e credo che non succederà oltre) in questo blog...

    Un papà ormai di 18 e 15 enni, Antonio.

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    1. Infatti è proprio così, vuol dire proprio mettersi anche dalla sua. Andare in montagna per qualche giorno poteva essere un buon modo per stare tutti insieme, respirare aria buona, viaggiare, condividere. Maternage vuol dire anche questo. Ed essere una neomamma vuol dire anche sbagliare. Non si nasce imparati. E se lo vuol sapere no: i pediatri qui non danno consigli in questo senso.
      Alla fine ci siamo stati 4 giorni, e dai monti siamo scesi (per cause di forza maggiore, evidentemente). L'anno prossimo si va al mare.

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