venerdì 13 settembre 2013

Libertà e Felicità. Il Giveaway Pura Vida!

Questo è un post per partecipare al Giveaway della mia amica Francesca. E' la prima volta nella mia vita che partecipo ad un giveaway, e lo faccio perché, appunto, è stato organizzato dalla mia amica Francesca che ha questo blog che mi piace taaaantissimo. Che cos'è un giveaway? E' un concorso. Ma non lo chiamiamo concorso perché è troppo oldstyle. A noi ci piace "giveaway". Naturalmente se è un concorso si vince qualcosa. In questo caso si vince un libro. Se anche voi avete voglia di partecipare, ecco qui come si fa. Affrettatevi però, che scade domani!

Siccome la mia amica Francesca ha una famiglia anarchica (detto così suona strano, ma vi assicuro che è così) ha scelto come tema del concorso, ehm pardon...volevo dire giveaway, "la libertà. Quindi in pratica bisogna scrivere, cito, "una dedica, un ricordo, un augurio ispirato alla LIBERTÀ".
Ora, io ci sto ragionando da giorni, eppure faccio un po' fatica a raccogliere le idee. Cioè, non è che io ci stia ragionando da giorni, a tutte le ore del giorno. Anche perché incasinata come sono in questo periodo sarebbe impossibile. Però ci penso, che ne so, quando mi faccio la doccia, per esempio. E son lì che mi dico...la libertà...mumble, mumble, mumble. E così son giunta alla conclusione che se mi è così difficile spremere fuori qualcosa di intelligente sul tema (o una dedica o un ricordo) allora qui abbiamo un problema. Veramente.

Comunque, tra una doccia e l'altra mi è venuto in mente che la libertà va a braccetto con la felicità. Sono due facce della stessa medaglia. Occhei è un po' banale. Però a me sembra anche un po' vero. Nel senso: in fondo che cosa è la felicità? molti a questa domanda tendono a rispondere "la felicità non esiste, la felicità sono dei momenti felici". In pratica un mare di tristezza con in mezzo delle isolette di gioia. A me pare un po' poco.
E ultimamente, guardandomi intorno, vedo un sacco di gente triste. Son tutti tristi, infelici, insoddisfatti, presi male, stressati, incazzati. Qualche giorno fa sono stata a trovare un'amica, una che non vedevo da tempo. Ha una casa da favola, un lavoro part-time ben retribuito (e non tutte le mattine, come me, ma due giorni e mezzo la settimana!), un marito simpatico, una bimba bellissima. Eppure è infelice. Cacchiolina. E non è mica la sola! Guardiamoci intorno, abbiamo tutto e non siamo mai contenti. Ma com'è sta storia? Si, lo so che c'è anche chi non ha tutto. Lo so bene. Ma so anche che il giorno in cui otterrà quella roba che gli manca (il lavoro, il fidanzato, la macchina, l'amore di sua nonna), il giorno in cui quel vuoto sarà colmato, se ne aprirà un altro di vuoto, una nuova voragine da chiudere. E via andare, così, all'infinito. Un po' come le scarpe nel mio armadio: ne manca sempre un paio. Quindi secondo me la felicità è riuscire a non avere più voragini, a non sentire più quel vuoto dentro che ti mangia la pancia. La felicità è gioire ogni giorno, ogni mattina per quello che si ha. Facile no? Mica tanto. Io non conosco nessuno che ci riesca veramente.

E la libertà cosa c'entra? Ecco, secondo me la condizione indispensabile al gioire di quello che si ha (e quindi dell'essere felici) è l'essere liberi. Esserlo veramente però.  Perché se io da oggi fossi libera di scegliere e di fare quello che voglio, fossi libera di non andare più al lavoro, fossi libera di stare a casa ad occuparmi del mio bambino, fossi libera di andare in capo al mondo...bé probabilmente non sarei contenta lo stesso, probabilmente mi mancherebbe la terra sotto i piedi, probabilmente non cambierebbe niente. Questo perché io vivo in cattività e anche se mi apri la gabbia non è detto che questo possa apportarmi dei vantaggi. Non so se mi sono spiegata.

La libertà, in questa società consumistica e mercantilista, non esiste. E' come la felicità: in un mare di catene troviamo degli isolotti di libertà un po' qua e un po' la. Bricioline, che ci fanno credere di poter fare tutto quello che vogliamo, ci fanno credere di essere liberi. Solo che se abbiamo tutto e siamo infelici, allora c'è qualcosa che non va. Almeno secondo me. E secondo me, diciamocelo, la libertà è una condizione spirituale.

E com'è che ci siamo finiti in questo pasticcio? Ehi, io non lo so! Ma nessuno mi toglie dalla testa che ad un certo punto la nostra (e per nostra intendo "di noi esseri umani") libertà di spirito ci abbia abbandonati, lasciando il posto a questa libertà artificiale, edulcorata. Noi tutti nasciamo liberi! Solo che poi succede un casino. Per fare un esempio banale, tutti noi  (forse non tutti, ma sicuramente la maggior parte) abbiamo pianto per ore, quando eravamo dei neonati. Abbiamo "aperto i nostri polmoni" stando lì a piangere nel nostro lettino, senza che nessuno ci venisse a prendere, a darci un po' di latte caldo, un abbraccio, una carezza. Il tutto per paura di viziarci. Alla fine ci siamo rassegnati e ci siamo convinti che fosse giusto così: se piangi, se stai male, se hai bisogno del calore di qualcuno, dovrai cavartela da solo, perché così è la vita e tu piccolo, cattivo, manipolatore imparalo in fretta. Si è soli e abbandonati a questo mondo. E sopratutto i tuoi bisogni, le tue necessità, quello che tu vuoi veramente non sono importanti, non contano niente. Te lo diciamo noi, cos'è importante, noi lo sappiamo meglio di te. E poi sono arrivati i surrogati, gli oggetti. E poi è arrivata l'educazione, gli schiaffi, le umiliazioni, il castigo, i brutti voti e le ore passate ad ascoltare i maestri di scuola. E il bello è che tutti noi nasciamo sapendo bene ciò di cui abbiamo bisogno, sapendo bene cosa è giusto e sano per noi. Solo che non siamo mai stati liberi di sceglierlo.

E' per questo che secondo me i bambini sono così importanti, ed è per questo che ho preso veramente sul serio il mio ruolo di madre (si può non prenderlo sul serio, poi?).
Quello che vorrei è che lo spirito libero che c'è dentro il mio bambino, non si esaurisca, ma anzi continui a crescere sempre di più. E vorrei accompagnarlo nella sua crescita riuscendo a sostenerlo, porgendogli il braccio senza mai spingere e senza mai tirare. Vorrei imparare da lui il più possibile. Ebbene perché anch'io spero in un futuro di individui liberi e felici. Anche se lo so che non sarà mica facile, eh! La summa del tirar su un bambino sta, secondo me, nell'allattamento: dovrebbe essere la cosa più naturale del mondo, eppure nasconde tante insidie. Intanto noi ci proviamo.
Che dite, ho fatto un po' di retorica?

4 commenti:

  1. ciao Rosi, mi ripeto: quoto tutto! seguo anch'io il blog di Francesca... e sono cose che ti ho già detto in un commento precedente, aver avuto il mio bambino mi ha aperto un mondo fatto di purezza e semplicità! e di conseguenza di libertà e felicità! mi pare di aver scoperto l'acqua calda..ma davvero prima ero immersa in tutte le preoccupazioni moderne a cui ci costringe il mondo di oggi...con un po' di rammarico non sono anarchica come Francesca.. non so se ce la farei a vivere come e dove sta lei..e di conseguenza sono ancora immersa nel mondo moderno pero' bo... il mio bambino mi ha fatto capire che per essere felici basta una ruota da far girare (le adora, e che risate si fa!!!) e sono ben contenta di tirarlo fuori dal seggiolone appena fa capire di essersi stufato, anche se io una volta tanto mi farei una cena in pace..ma devo tener duro, e convincerlo che è libero di dire e fare quello che vuole!!!

    ...per te...meno male che sei tornata dalla pausa estiva!!!!!

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    1. Anche io con un (bel) po' di rammarico non sono anarchica come Francesca (ogni tanto ho delle spinte in quel senso...ma solo ogni tanto e non credo che basti)..e non sono immersa nel mondo contadino (anche se spesse volte ci facciamo un bel pensierino). Per il momento cerchiamo di farci bastare quello che abbiamo. E cerchiamo anche di non correre troppo (si vabbé, una parola). Comunque per le cene in pace...concordo. Valà, ci vuol pazienza.
      Comunque cara lasilvia...sei proprio carina :-=

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  2. Forse i vuoti da colmare fanno parte di noi, averne significa porsi degli obiettivi e cercare sempre di andare avanti, l'importante e' non lasciarsi sopraffare s considerarli un'opportunita'.

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    1. Cara mammapiky, parole sante. Questa è la conclusione alla quale sono giunta anch'io dopo innumerevoli discussioni (e non solo con me stessa). Il non essere mai contenti, il cercare sempre qualcosa in più fanno probabilmente parte della nostra natura umana. Per questo, in quanto uomini, abbiamo raggiunto tanto. Se ci fossimo adagiati alla scoperta dalla ruota...stavam freschi. Però come in tutte le cose, credo che ci sia un limite...e credo che sia ora di accontentarsi un pochettino di più. Non del tutto, eh! Ma almeno di imparare a guardare il bicchiere mezzo pieno. Ecco...

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