mercoledì 22 maggio 2013

Zucchini si diventa


La Svizzera è un paese a dir poco particolare. Quattro lingue, quattro culture, ventisei cantoni (no, non quattro!), innumerevoli dialetti, tante montagne.
Io sono nata e cresciuta in Ticino, ho vissuto tanti anni in Italia, ho due passaporti e mi sento un po' di qua e un po' di là da ormai tutta la vita. C'è da dire che mai mi sarei aspettata di venire a vivere qui, al nord delle Alpi, nella terra degli svizzero tedeschi. E mai mi sarei immaginata di farci nascere pure un bambino (e vabbé, diciamo che sono stati i casi della vita a spingerci fino a qui e noi non ci siamo opposti. Giusto per chiarire le cose).
Sta di fatto che, nonostante io viva nel paese dove sono nata, mi senta di fatto un'espatriata, una specie di straniera in patria. Perché? Perché per ricostruire qui la mia quotidianità ho dovuto fare un bel percorso di adattamento e integrazione...e perché qui al nord delle Alpi ci sono alcune cose che sono un tantinello diverse rispetto al sud (a partire dalla lingua, naturalmente).
Noi del sud usiamo chiamare gli svizzero tedeschi “zucchini”. Non so dirvi il perché e non so nemmeno quale origine abbia il nomignolo (per altro non troppo gentile). Forse deriva da “zucca” inteso come qualcuno che “ha una testa di zucca”, ma non ne sono mica tanto sicura.
L'idea dello “zucchino” che abbiamo noi ticinesi è ovviamente un bel po' stereotipata, cose tipo sandali con le calze per darvi un'idea. E' un'idea che nasce dalla convivenza (spesso un pochino forzata) con gli svizzero tedeschi in vacanza: il Ticino è una specie di Ibiza a portata di treno ed è quindi abbastanza normale che i “locals” guardino ai turisti con un po' di perplessità (ci sono poi tanti altri argomenti, diciamo così, politici ben più spinosi...ma è meglio non infilarsi nel discorso, và!).

Dopo anni vissuti qui a Berna posso ben dirvi che la maggioranza delle idee che mi ero fatta sugli svizzero tedeschi...erano in effetti degli stereotipi. Poi ne rimane sempre la minoranza di queste idee, ovviamente. Ma soprattutto rimangono quelle che io e il mio compagno amiamo definire “le zucchinate”.
Classici esempi di zucchinate sono: fare il bagno nel fiume con annessa grigliatona. Quando ci sono 10 gradi (zucchinata classica) oppure invitare la gente a cena. Alle sei. (Altro classicone).
Ci sono poi delle zucchinate relative al mondo “dell'infanzia”, perché gli svizzero tedeschi amano molto le famiglie numerose, i bambini, eccetera eccetera. Va da sé che le zucchinate in famiglia si sprechino.
Vediamo alcuni esempi di zucchinate famigliari:

  • Fare una cartolina per annunciare la nascita della creatura da spedire ad amici e parenti.
  • Non andare a trovare la neofamiglia (per paura di disturbare) ma piuttosto spedire un regalo per posta.
  • Fare un'altra cartolina (da spedire sempre per posta) per ringraziare amici e parenti del regalo che ci hanno spedito per posta.
  • Scannarsi per mettere le mani su vestitini usati (non necessariamente da amici e parenti).
  • Fare le vacanze Reka. Tassativamente in treno.
  • Creare un invito (da spedire ...come? Per posta, ovviamente!) per i compleanni dei bambini.
  • Spostarsi in bicicletta con annesso carrellino rimorchio portabambini.

Ora, noi evidentemente abbiamo fatto e un bel lavoro di integrazione, perché dei punti sopracitati ne abbiamo collezionati ben cinque su sette. Ci mancano le vacanze Reka (non mi avrete mai!) e la cartolina di ringraziamento per “ricevuto regalo per posta” (non ne abbiamo veramente avuto il tempo).
Comunque...ecco, vi ho tediati fino ad esso solo per dirvi questa cosa: durante questo lungo fine settimana abbiamo inaugurato il nostro nuovo rimorchio per bici!!
Ebbene sì avete capito bene, abbiamo un carrellino per bici, rimorchio altresì detto “il birocin”. Il che è la zucchinata delle zucchinate.

La storia di questo “birocin” è piuttosto rocambolesca (è stato un regalo di mio padre, che dall'Italia è arrivato fino a qui, facendo più o meno il giro del mondo ) e non ho intenzione di annoiarvi troppo.
Sappiate che il munirsi di birocin si è rivelato in realtà necessario, perché qui è una vera e propria istituzione (pensate che fuori dall'asilo nido dove porto il bebito non c'è la classica fila di passeggini, ma piuttosto la classica fila di carrellini) e non avendo l'auto è effettivamente utile.

Sabato è stata una di quelle rare giornate di sole, una di quelle giornate che non si possono assolutamente sprecare. Così, dopo la sveglia, il mio compagno mi dice “oggi è un giorno perfetto per un giro in bici”. Ed è stato così che (finalmente) ho tolto la polvere alla mia bici da corsa. Non senza patemi d'animo, naturalmente. Due anni di fermo non sono mica pochi! Così mi è presa un po' d'ansia: Oddio saprò ancora girare il manubrio? Riuscirò ad usare il cambio? E a gestire gli attacchi sui pedali senza finire con il naso per terra al primo stop? Riuscirò a fare venti chilometri senza morire d'affanno? Ma soprattutto: cazzo! Ho i peli sulle gambe!
Passato questo momento di panico mi sono messa la classica tutina (sissignori, dai...non fate quella faccia) e io, lui e il bebito siamo partiti per il nostro pomeriggio ciclistico.
E questa è la zucchinata maxima, signori miei. Perché già è da zucchini avere il carrellino della bici, ma usarlo vestiti da ciclisti...bé avete capito.

E mentre pedalavo (no, il birocin lo portava il mio compagno, non l'avrete mica pensato, vero?) mi è tornato tutto in mente, come se il tempo in fondo non fosse passato: le fatiche, il sole sulla pelle, la ricerca della fontana, la discesa dopo la salita, la paura degli sterrati, il vento.
E d'improvviso mi sono ricordata il perché siamo ancora qui, nonostante tutto, nonostante il dialetto impenetrabile, nonostante mi manchi casa, nonostante quella “gioia di vivere” che qui è un pochino sottotono.
E' che qui non c'è proprio niente di strano nell'uscire noi tre, in bici, vestiti da ciclisti e con carrettino annesso. E bastano due colpi di pedale per ritrovarsi nella Svizzera da cartolina, dove vitelli, capre, cavalli e conigli, ti tengono compagnia durante il tuo viaggio.
E per sentirsi dentro a un quadro di Klee, tra il giallo dei campi di colza, il verde e il marrone del grano, basta guardarsi intorno e annusare l'aria. E poi passare dal bosco, alla campagna, alla collina, alla città e di nuovo alla campagna. 
Sissignori. Zucchini si diventa.

12 commenti:

  1. Bello Rosy. Bello davvero. Credo di sapere cosa provi. Io lo chiamo il senso dell'agrodolce.
    La descrizione finale é viva, è la Svizzera, la sento, l'annuso.
    Se per natale mi compri un completino da bici comunque, ti prometto che ci vestiamo su e portiamo il bebito in giro in Brianza. (il carrellino lo porto io).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Bella! Allora è fatta, ma il completino lo vuoi con gli sponsor scritti o va bene neutro? Occhio che la Brianza è tutta un su e giù...

      Elimina
  2. le potremmo chiamare anche spagnolate :-) quando andavo alla massa critica c'erano decine di sti carretti! Raul ne stava guardando uno in questi giorni, in un negozio dove il tipo li fa lui modificando le bici, mettendo due ruote dietro con lo spazio per il carretto....il sogno segreto di raul che è un grande ciclista ed è stato sul danubio, in normandia, in belgio...tutto in bici, è quello di ripetere un giorno con il carretto attaccato. E poi una delle prove d'amore è stata proprio pedalare con raul per 8 h in montagna. Pure noi conciati da ciclisti teteschi ovviamente!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Allora il mio e il tuo compagno condividono un po' gli stessi desideri! Infatti la prossima missione è la vacanza ciclistica in campeggio e con birocin annesso. Una megazucchinata! W la bici, comunque!

      Elimina
  3. ma birocin che parola é? proviene dal folto e colorito vocabolario ticinese o é una rosinata pura? ;-)
    luci

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E' una ticinesata! Biroc sta per "carrello" e birocin sta proprio per "carrellino". Quindi sto giro non mi sono inventata niente. Purtroppo!

      Elimina
  4. mi hai fatto scassare dal ridere con le vacanze Reka!
    io in cinque anni dirimpettaia di ginevra, sono stata invitata a casa di zvizzeri tedeschi 2 volte
    - 1 volta quando il capo di mio marito ha fatto la festa di addio e per le la prima volta da otto anni che lavorava li, ha invitato un gruppo di colleghi a casa. Fonduta, pane e insalata, vino due bicchieri a testa e alle 10 tutti fuori e a nanna, piatti gia' usciti dalla lavastoviglie
    - 1 volta per cena di capodanno. Fonduta, pane e insalata, vino due bicchieri, a mezzanotte e dieci minuti tutti fuori e a nanna.
    :-D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si, è proprio così! Che ansia :-)
      E pensare che all'inizio mi chiedevo...ma perché alle dieci non c'è nemmeno più una finestra illuminata? Poi ho capito.

      Elimina
  5. Googlando "perché gli svizzero-tedeschi li chiamano zucchini" ho trovato questo post. Fenomenale! Mi hai fatto proprio ridere :-)
    Ancora non so per certo perché i nostri amici confederati li chiamiamo "zucchini" ^_^

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Amica ticinese, benvenuta! La storia degli zucchini resta un mistero...ma sto indagando

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...